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C’è un episodio al quale Sergio
Colorio è molto legato, e che più di ogni manifestazione
internazionale, di ogni premio, di ogni “conquista” ha
caratterizzato la sua lunga presidenza della Spes. Un episodio
per il quale ha dovuto sopportare anche feroci critiche interne,
e che invece ha dato un grandissimo lustro e prestigio alla
società mestrina. Milano, palestra del Centro Saini,
14 novembre 1986. Federico Chiarugi è una grande promessa
della ginnastica italiana, e si sta allenando. Improvviso,
l’incidente: Federico cade, e riporta gravi lesioni alla
colonna vertebrale. Da quel momento non è finita soltanto
la sua brevissima carriera sportiva, ma cambia anche per sempre
la sua vita: Federico continuerà la sua esistenza su
una sedia a rotelle. Le prime iniziative di solidarietà sono
naturalmente delle belle parole: c’è una lettera,
datata 20 dicembre, e firmata dal presidente del CONI Franco
Carraro: “In questo momento così difficile della
tua vita - gli scrive il capo dello sport italiano - desidero
che tu sappia con quanto affetto e trepidazione tutto il mondo
sportivo italiano, insieme con quello della ginnastica, segue
la dolorosa avventura di cui sei protagonista”.
La lettera viene pubblicata nella rivista ufficiale della
Federginnastica, con una chiosa del presidente Bruno Grandi,
il quale annuncia
che “il consiglio federale nella sua riunione di Roma
del 28 febbraio 1987, ha valutato le difficoltà della
situazione ed ha ritenuto opportuno di promuovere una libera
sottoscrizione per la costituzione di un fondo a favore di
Federico Chiarugi, aperta a tutti: Società, Enti e privati
che vogliano essere vicini allo sfortunato atleta con spirito
di solidarietà e di fraterna amicizia, per contribuire
al superamento delle difficoltà anche di carattere pratico
che dovrà affrontare per il futuro anche con i suoi
familiari”.
Sergio Colorio rimane profondamente turbato da questa vicenda.
Più volte, anche oggi, ripete, parlando della storia
di Federico: “A me sembrava di vedere davanti uno dei
miei figli. Per fortuna, a me è andato tutto bene, ma è una
disgrazia che potrebbe succedere a chiunque”.
Scatta allora la molla: mentre il mondo parla, fare qualcosa
di concreto per Federico e per la sua famiglia.
Colorio parla allora con Paolo Ongaro, e nasce l’idea,
supportata anche da Giuliano Berti, quello del premio “Città di
Mestre”, dal Pansthlon e dal poeta Mario Stefani,
di realizzare a Mestre una mostra in favore di Federico. |