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Per chi decide di prendersi un incarico, quasi sempre gli oneri sono molti e gli onori pochissimi. Non a caso abbiamo chiamato questo ultimo capitolo “le soddisfazioni morali”, poiché sono soprattutto quelle a gratificare il presidente di una società sportiva, più che le vittorie degli atleti o i premi, comunque molto graditi. Colorio, tuttavia, proprio grazie alle vittorie di cui sopra e alle grandi manifestazioni che fecero risaltare Mestre agli occhi non solo nazionali, ma anche internazionali, ha potuto far sentire la voce “mestrina” anche in sedi importanti, come le assemblee nazionali delle federazioni della ginnastica e dei pesi. Su quest’ultima torneremo tra poco, dal momento che all’interno della FILPJ si era creata una situazione piuttosto difficile, quasi di fronda nei confronti della dirigenza nazionale. Prima parliamo della ginnastica, dove la leadership di Bruno Grandi è ormai da diversi anni indiscutibile e meritata. Nel 1986, Colorio si tolse alcuni “sassolini” dalle scarpe. A Sorrento, richiamò l’attenzione dell’Assemblea su due temi: l’assegnazione di attrezzature tecniche alla società, richiamando queste ultime ad una maggiore responsabilità nei confronti della Federazione che deve decidere l’assegnazione, e il rapporto dello sport con il mondo scolastico, che secondo Colorio deve iniziare fin dalle elementari, altrimenti potrebbe essere già tardi per avviare un’attività agonistica.
Si diceva invece della Federazione dei pesi, dove Colorio, nel 1984, ebbe un ruolo determinante nel sostegno del presidente uscente, Matteo Pellicone, che poi venne riconfermato. L’attacco, come scriveva Pino Pettè sul Corriere dello Sport-Stadio, era “capitanato soprattutto da Gioacchino Natoli, un magistrato siciliano, membro uscente della Commissione d’Appello”. Natoli lamentava gravi carenze da parte della Federazione soprattutto per quanto riguardava il judo, settore che - a suo dire - doveva uscire dall’organismo, con una scissione definita “improrogabile”. Ma quella che doveva essere una bomba, anche per l’appoggio di altri delegati, si dimostrò, alla resa dei conti, un “flop”. Tra la schiera dei fedeli alla linea-Pellicone, c’era anche Sergio Colorio, che prese la parola: “È consuetudine che in occasione di un’Assemblea elettiva si manifestino manovre facilmente definibili elettoralistiche che hanno poco a che vedere con gli interessi di una federazione...”. Il resto lo disse lo stesso Pellicone, che ribatté punto su punto alle accuse, ricordando anche che chi lo aveva criticato non aveva speso una sola parola per gli atleti ed i tecnici. Come sia andata a finire, ve lo abbiamo già detto.