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Corrado Scivoletto li riceve a Ca’ Corner per congratularsi con loro. Comincia a prendersi delle belle soddisfazioni anche la sezione canoa, che nel ’91 ha il riconoscimento da parte del CONI del suo centro di avviamento allo sport. Nel 1992, c’è l’ultima riconferma quadriennale per Colorio alla presidenza della polisportiva, che lui accetta perché ci si sta avvicinando ai novant’anni di vita della Spes, e forse pensa che sia giusto che sia proprio lui, il presidente della svolta, a guidarne le celebrazioni. Rimangono al loro posto Gallo e Zancanaro, mentre cambia il presidente della ginnastica: Giancarlo Centazzo lascia il posto a Dario Di Marcantonio. Alle olimpiadi di Barcellona, la Spes si fa ancora una volta onore. I nomi sono i soliti: Gianmatteo Centazzo, ventiduenne, giunto quinto con l’Italia nella classifica a squadre, e Sergio Fiorin, presente come giudice internazionale, e ancora una volta confermatosi eccellente nel suo ruolo, oltre che come allenatore del nostro campione. Prima di lasciare la presidenza, Giancarlo Centazzo aveva organizzato una grossa manifestazione di ginnastica, l’unica del suo mandato che aveva invece dedicato alla formazione di base dei giovani atleti: a marzo si era svolta “Azzurri a Mestre”: una sorta di prova generale per i campionati italiani assoluti, ritornati a Mestre nel 1993, undici anni dopo la fortunata edizione che aveva visto nascere le stelle di Lazzarich e Corrà. Il ’93 è però soprattutto l’anno del novantesimo anniversario, con diverse manifestazioni celebrative, sia di carattere sportivo che culturale, a testimoniare il ruolo che ormai la Spes ha acquisito non solo nell’ambito agonistico, ma anche nella vita di Mestre: è una parte della città, ed è per questo che Colorio interviene spesso, con “lettere al direttore”, su una serie di questioni che riguardano sia la realtà mestrina che quella, più in generale, del suo hinterland. Nell’anno del novantesimo esce anche un libro che racconta la storia degli ultimi vent’anni della Spes: li racconta Adriano Moscati, importante dirigente della società, presidente prima dell’era-Colorio e adesso suo successore. Un autentico atto di amore nei confronti di una società verso la quale tutti i mestrini sentono un affetto particolare. La trasformazione continua, e i dirigenti sportivi sono costretti a diventare veri e propri manager, a faticare per ottenere sponsorizzazioni, a farsi conoscere anche dai politici (qualcuno aveva detto fuori dai denti a Colorio che “se non porti voti, gli amministratori ti considerano zero”) e insieme, a far quadrare i conti a fine anno.