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“Non è bello che una realtà sportiva si identifichi con una persona fisica: è giusto che dopo molti anni vi sia un rinnovamento” sono state le parole del presidente uscente durante la cerimonia d’addio, raccontata nel giornale veneziano da Luigi Polesel. L’altro quotidiano cittadino, La Nuova Venezia, parla addirittura di “rivoluzione al vertice”, forse esagerando un po’, dal momento che Moscati ritorna alla presidenza dopo averla lasciata proprio a Colorio, e che i presidenti delle tre sezioni della Polisportiva rimangono al loro posto. Comunque, è un segnale di come Colorio avesse caratterizzato i suoi 14 anni al vertice del sodalizio mestrino. Lui stesso, andando a rileggerci parte della sua relazione nell’assemblea del passaggio di consegne, se n’è reso conto: “Non lascerò la Spes che è parte della mia vita - sono le sue parole riportate da Maurizio Toso sulla Nuova Venezia - si chiude semplicemente una fase e ne comincia un’altra”.
Un’altra, che serve soprattutto a preparare il terreno per i nuovi dirigenti, quelli che apriranno il terzo millennio. Sarebbe antipatico fare nomi, ma certamente si potrebbero farne alcuni di quelli ai vertici delle sezioni, che continuano il loro lavoro e che già rappresentano la Spes alle assemblee federali.
Un’altra soddisfazione morale è proprio quella di veder crescere questi dirigenti, che proprio con Colorio si sono formati e che ora sono in grado di camminare con le proprie gambe. Così come vi sono degli atleti, e un esempio è Gian Matteo Centazzo, la cui carriera è andata di pari passo con la presidenza di Sergio Colorio. Quattordici anni sono tanti, nel bene e nel male, negli eventi positivi e in quelli negativi. Forse non è sbagliato definirli un’era. Attestazioni come quella del presidente del Panathlon di Mestre, Giorgio Chinellato, cronometrista di chiara fama, che parla di Colorio come di un “raro esempio ed una grande lezione di vita per molti dirigenti sportivi”, sono frasi che restano. Così come senz’altro rimangono le parole che per questo libro ha scritto Federico Chiarugi, che riportiamo a parte. Federico, al quale ci siamo dedicati molto nel nostro scritto, ha accettato di buon grado di scrivere qualcosa da dedicare a Colorio. Per lui non è stato solo il presidente della Spes, ma qualcuno molto importante per una vita necessariamente cambiata, divenuta forse non peggiore, ma semplicemente diversa.