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1945. All’inizio dell’autunno, quando ancora le distruzioni della guerra conclusasi in primavera, sono ben visibili in vari rioni cittadini, dalle ceneri della disgregazione morale e politica del Paese, riaffiora la speranza di una nuova vita.
A Mestre riaccende la fiamma della Spes l’impulso dinamico di un vecchio indimenticabile sportivo di tempra diamantina, Gaetano Poletto che raduna gli amici superstiti attorno al vecchio vessillo, gelosamente custodito per tanti anni da Pio Martinuzzi, per riproporre alla città una società più consistente, più adeguata ai nuovi tempi.
La sede è presso la trattoria Geremia, teatro di tanti incontri serali del direttivo: si parla, si discute, si organizza con l’entusiasmo e il fervore dei momenti più splendidi della vita. Il fatto stesso di avere vissuto quelle emozioni in prima persona accanto ai protagonisti, oggi, a distanza di mezzo secolo, ci sentiamo fremere dalla commozione pensando all’eredità morale lasciata da uomini modesti come Gaetano Poletto, Giuseppe Cecchinato, Pio Martinuzzi e da pochi altri che con loro hanno posto le basi del rilancio della Spes nel secondo dopoguerra. Prima di spegnersi dopo una vita dedicata al lavoro e allo sport, Gaetano Poletto aveva lasciato il suo testamento spirituale: stringendo la mano a Cecchinato negli ultimi aneliti di vita aveva sussurrato: “Sior Bepi, la Spes”.
1946, 1947, 1948, 1949, 1950 un quinquennio di pieno fulgore organizzativo che preconizza l’allestimento a Mestre, nel 1953 del Concorso Internazionale di Ginnastica indetto a metà giugno per festeggiare il 50° anniversario di fondazione della Società. Un avvenimento che rimarrà una tappa importante, il fiore all’occhiello della Spes, il trampolino di lancio per affermare il prestigio del sodalizio nelle alte sfere della Federazione e del Coni.
Ma al di là del successo sportivo, quella manifestazione ha una sua piccola storia da ricordare nell’ambito societario. Nella lista degli atleti che vi hanno gareggiato con i colori della Spes, abbiamo spulciato il nome di un certo Sergio Colorio, ginnasta di modesto talento dall’avvenire certamente anonimo per i traguardi agonistici della verde età, ma sorprendentemente predestinato ad ottenere ben altri successi in campo dirigenziale.
Mestrino puro sangue, Colorio a quattordici anni inizia il suo curriculum di ginnasta tra gli allievi della Spes e nell’anno successivo lo vediamo partecipare ai concorsi nazionali di Schio e Udine; sale di un gradino e fa parte della squadra Juniores al Concorso Internazionale di Mestre. Poi un decennio trascorso nella penombra di scoloriti impegni agonistici nell’ambito scolastico, consente al giovane Sergio di maturare le proprie decisioni che lo portano ad inserirsi negli organi dirigenti della Spes. Nel 1963, a ventotto anni, gli viene affidata la segreteria della società. Cecchinato e Martinuzzi avevano puntato giusto in quel ragazzotto dai modi cordiali e dalla parlantina suadente, ancora a digiuno di esperienze societarie, ma certamente animato di una volontà di ferro.
Nel 1978 eletto vicepresidente del Judo Club Mestre, Colorio dimostra subito la sua tempra di dirigente d’assalto organizzando a Mestre nel ’79 i Campionati Italiani Juniores di Judo, manifestazione di indubbio prestigio, coronata da un cospicuo successo che gli aprirà la strada al primo riconoscimento ufficiale: l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica Italiana.
Nell’80 rientra nei quadri dirigenziali della Spes e nell’82 contribuisce all’organizzazione dei Campionati Italiani Assoluti di Ginnastica Artistica maschile e femminile.
E finalmente, i tempi sono ormai maturi, nell’autunno dello stesso anno, avviene la sua consacrazione ai vertici della gloriosa società con l’elezione a presidente.
E così il ciclo storico della Spes ha avuto la sua evoluzione naturale. Quegli uomini semplici, modesti ed avveduti che nell’immediato dopoguerra avevano prima fatto risorgere e poi amministrato per un ventennio la Spes ispirandosi ai principi etici dello sport in ossequio alla più scrupolosa osservanza delle regole morali e civili di un cittadino, si erano preoccupati di allevarsi in casa il continuatore, l’uomo nuovo, il Colorio che per quasi tre lustri terrà brillantemente in mano l’eredità lasciatagli dai Cecchinato, Poletto, Martinuzzi e da quanti che per la Spes hanno lavorato nel silenzio e con dedizione ad un magistero educativo in favore di tante generazioni di cittadini.