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Bisognava insomma scendere dal piedistallo della storia, e cominciare a fare i manager; magari rinunciando a qualche punto d’orgoglio, come non avere degli sponsor. E questo avveniva, paradossalmente, quando la società raccoglieva allori di tutto rispetto: gli allievi erano campioni d’Italia, un titolo valido per la stagione agonistica 1982-83. Inoltre, continuavano a brillare le stelle di Diego Lazzarich e Andrea Corrà.
Sul fronte dell’immagine, qualcosa cominciava a muoversi, dato che una delle peculiarità di Colorio, da sempre, è quella di “martellare” i giornalisti, sia pure amichevolmente.
Le sue “vittime” preferite sono proprio gli autori di questo libro, di solito i primi a sapere di eventuali idee o iniziative partorite dalla mente di Colorio. Ma ancora con la presidenza Moscati, quando il suo successore rivestiva l’incarico di addetto stampa, i due avevano convenuto sulla necessità di sensibilizzare il “quarto e quinto potere”, sia pure a livello locale, su quanto la Spes stava facendo: per meglio dire, ricordare ai cronisti che la Spes esisteva. Già nell’introduzione avevamo parlato della tavola rotonda radiofonica sulla ginnastica con relatori di tutto rilievo, tra i quali lo stesso presidente federale Bruno Grandi. Conservo quel nastrino, ancora oggi, dopo un decennio di conduzioni di telegiornali regionali, un bellissimo ricordo. La Spes cominciava a “leggersi” sul Gazzettino, sui periodici locali come Veneziasette, appariva - era il 1983 - la foto di Colorio con i suoi “gioielli”, Lazzarich e Corrà. Era intanto stato nominato addetto stampa Giuseppe Lazzarich, padre di Diego, detto “Bepi il taciturno” perché, invece, quando comincia a parlare non si ferma più, in nessun modo (provare per credere...).
Ma anche questo difetto in realtà è un pregio, dato che - e lo dice proprio un giornalista - se si prendono i cronisti per stanchezza, è facile che qualcuno inserisca il trafiletto sulla pagina sportiva, o la breve notizia nel telegiornale.