LA MIA STORIA PROFESSIONALE
Ogni fase della propria vita è importante, e in ogni momento si impara qualche cosa, magari solo con la riflessione. Io ho avuto la fortuna, per motivi generazionali, di salire sull’autobus delle prime radio libere, prendendolo per un pelo (sono nato nel ’64): nel settembre 1979, in un piccolo locale nell’isola veneziana della Giudecca, parlai per la prima volta ad un microfono, quello di Radio Venezia Sperimentale. C’era l’entusiasmo dei pionieri, che poi erano Roberto Berni, Luciano Gallo detto Bibi, Giampaolo Fagarazzi, Fabio Vassallo amico di mille avventure radiofoniche tra dischi, cassette e bobine, Michele Gregolin ora fotografo affermato, Ermanno Rosso, Renato Vio l’”intellettuale” del gruppo, e tanti tanti altri tra cui ricordo con molto affetto Nonno Gino, che da anni non c’è più e mi fece le prime sigle. Gli facevo il regista in una bellissima trasmissione dedicata ai cori alpini; peccato non averne qualche registrazione.
Non contento della sola RVS, cominciai a bazzicare anche per RSP, Radio San Polo dei cari amici Ferruccio e Loretta Albanese: avevo dieci anni di più di loro figlio Diego, ma lui andava già al microfono con un programma intitolato Baby Sound. Oggi è geologo, tra l’altro molto bravo e coscienzioso. Li frequento ancora, quando sono a Venezia.
Nell’autunno ’80 breve passaggio a Radio Antenna Veneta 102, emittente che si trovava in Barbaria delle Tole dove oggi c’è uno studio fotografico. Troppi soci e forse troppa spocchia per una radio locale che voleva essere, voleva essere, ma in fondo ci si divertiva meno che a RVS o a RSP.
Così, nell’81, me ne andai e quella fu la prima svolta: a Mestre le radio erano più professionali, e non uso questo termine tra virgolette, perché alcune trasmissioni erano davvero ben curate. Inoltre, anche se poco, PAGAVANO!!! Mi presero a Novaradio Mestre Venezia, all’epoca emittente molto importante: ricordo ancora che qualcuno a Radio Antenna Veneta 102 mi aveva detto “Durerai poco lì, c’è una mafia”. Sono rimasto tre anni, importantissimi, e poi me ne sono andato io per provare l’esperienza televisiva.
Comunque a Novaradio, dopo un anno di trasmissioni musicali alternato spesso al mio amico Paolo Tonetto che adesso fa lo speaker (
www.mediapiu.net), cominciai le prime esperienze da giornalista. In realtà iniziai quasi subito con lo sport, e nacquero una bella amicizia e una vera e propria simbiosi con Alessandro Ongarato, che mi ritrovai anche come compagno di classe all’Algarotti. Ci completavamo professionalmente: lui era genio e sregolatezza, capace di parlare per un sacco di tempo senza perdersi mai, io ero l’uomo d’ordine, lui era il radiocronista specializzato nel basket, io lo “studio centrale”. Oggi lo vedete spesso nei servizi per il Tg 5 dal Triveneto.Verso la fine del 1982, Maurizio Carlotti fece nascere una rete radiofonica regionale, Radiosette, di cui Novaradio era emittente capofila. Quell’anno feci la scelta di dedicarmi completamente al giornalismo, e finii nella redazione del Gr regionale, guidata da Curzio Pettenò. La defezione del mio amico Enrico Soci, ammesso al Centro Sperimentale di Cinematografia, mi aprì le porte della conduzione del Gr principale, e da allora ho sempre adorato fare il conduttore.
Nell’84 una mia telefonata a Fabrizio Stelluto, in quel momento direttore del telegiornale di Antenna Tre Veneto, dà una svolta alla mia vita professionale, e passo dalla radio alla televisione. C’è da imparare tutto di nuovo, tanta gavetta e tanta fatica; ricordo con affetto un direttore, Domenico Basso, uno dei pochi a capire che cosa volesse dire davvero fare un telegiornale locale, lavorando con le immagini. Così come ricordo il suo contraltare Tino Giacomin, uomo dalle mille risorse e dalle mille storie, capace di tirare fuori notizie ma troppo confusionario nel momento di stendere una scaletta. Un pensiero affettuoso anche a Valentina Martelli, che imparò la professione talmente bene che ora la si vede spesso condurre il GT Ragazzi del Tg 3. Il mio cruccio è che viviamo entrambi a Roma e non ci vediamo mai. Le voglio davvero molto bene. Comunque, nel 1986 sono diventato un mezzobusto locale, e qualcuno, quando passo per Treviso, si ricorda ancora di me…
Lasciai Antenna Tre Veneto nel ’90, letteralmente imbufalito dal comportamento dell’editore di allora, dopo essere stato per un certo periodo reggente della redazione centrale e poi capo di una caotica redazione di Venezia avvelenata da troppe tensioni interne. Ce l’avevo con il mondo; poi ho capito, con il tempo, che non era il caso, che dovevo volare più alto da certe invidie e certe ripicche. Ma allora ero proprio arrabbiato.
Nell'estate '91 trascorsi tre mesi a Roma, all'Agenzia radiofonica Area, per la quale avevo già collaborato. Tra i miei colleghi di quel periodo c'erano gli attuali giornalisti Rai (alcuni ormai affermati) Alessandro Tiberti, Filippo Corsini, Matteo Cortese, Ettore Guastalla, Dario Celli, Bruno Ruffolo, Daniele Abbattista. Una bella palestra-scuola, nella quale mi trovavo comunque perfettamente a mio agio. Il mio ruolo? Conduttore dei Gr della linea principale (Area 1) che riforniva le principali radio locali italiane. Ho condotto anche degli speciali in diretta sulla crisi russa con il fallito golpe ai danni di Gorbaciov e sulle tensioni in Jugoslavia. Ma il contratto tardava ad arrivare, e io a metà settembre ero fermo.
Fu Fabrizio Stelluto, ancora lui, a lanciarmi una “ciambella” con Asterisco Informazioni. Dirigeva il telegiornale di Televenezia e mi offrì la giudiziaria, che io non avevo mai seguito a parte il caso Gladio per l’agenzia radiofonica nazionale Area. Scoprii così un altro aspetto importante del giornalismo, il rapporto con i magistrati, l’importanza delle fonti: e oltre a uomini come Felice Casson, Carlo Nordio, Carlo Mastelloni, Ivano Nelson Salvarani ma anche Gabriele Ferrari, feci amicizia con colleghi come Gianluca Amadori del Gazzettino e Claudio Salvalaggio e Andrea Buoso dell’Ansa, brave persone oltre che ottimi giornalisti, e questo significa che le due cose possono coesistere.
Da Televenezia ci trasferimmo poi ad alcune emittenti del gruppo Telepadova, che poi fagocitò Asterisco che viveva difficoltà economiche, e chiuse nel ’96 la sede di Mestre, cosa che continuo a considerare un gravissimo errore e che portò – ancora – alle mie dimissioni. Avevano chiuso e rovinato una bella avventura, avevo ottimi colleghi come Emanuele Horodniceanu e Andrea Manzo, e facevamo un buon telegiornale – anche se un po’antiquato nella formula - che poi ogni sera conducevo. Spostare tutto a Padova distrusse tutto quanto, anche se in quella redazione ci sono persone che stimo moltissimo come Roberto Guidetti e la mia carissima amica Alessandra Mercanzin, che conobbi ancora ad Antenna Tre Veneto, e alla quale sono tuttora molto legato.