Casella di testo: "Ma lo sapete che in Francia fanno una trasmissione che in tempo reale si collega con tutti i campi e tutti gli sport e l’ascoltatore alla fine sa tutti i risultati? Perché non proviamo a fare qualcosa del genere anche noi?". Questa frase la ripeté all’ossesso ai dirigenti Rai, dal dopoguerra fino al 1960, Guglielmo Moretti, oggi 84enne, uno dei responsabili della redazione sportiva di un’azienda ancora giovane. La sua lunga militanza in Francia gli aveva fatto conoscere una trasmissione che era molto avanti rispetto all’Italia; i tecnici della Rai erano molto fieri della qualità sonora dei programmi, ma non avevano coscienza delle potenzialità del mezzo radiofonico, soprattutto nell’immediatezza, nonostante fosse stata sperimentata dalla Redazione Radiocronache (in particolare da Sergio Zavoli e da Pia Moretti, omonima di Guglielmo, nell’occasione di calamità naturali). Da quel germe avrebbe preso vita la trasmissione radiofonica a tutt’oggi più seguita e più importante d’Italia, modello giornalistico per intere generazioni, mito degli anni Sessanta e Settanta grazie soprattutto alle radioline a transistor che si potevano portare in giro e perfino negli stadi: Tutto il calcio minuto per minuto. L’icona settantiana è quella, anche per chi sta scrivendo questo articolo: in giro con la radiolina, rigorosamente con le sole Onde Medie, auricolare all’orecchio ma non necessariamente, le voci di Bortoluzzi, Ameri, Ciotti, Provenzali, Ferretti e Luzzi colonna sonora assoluta di ogni domenica, dall’autoradio, dal negozio, dai nostri piccoli apparecchi, a creare una diffusione acustica che neppure un altoparlante a tutto volume su una piazza avrebbe potuto rendere così forte. Ma per capire chi fece nascere questa trasmissione e come si sviluppò un mito che continua ancora oggi, è necessario tornare molto, molto indietro, a prima degli anni Sessanta.
Prima di Tutto il calcio minuto per minuto c’era un’altra testata tuttora viva, Domenica Sport, gestita in prima persona da Nando Martellini, Paolo Valenti ed Enrico Ameri, che la sera commentavano gli eventi sportivi del pomeriggio. Martellini e Nicolò Carosio la domenica, alternati, andavano nello stadio dove si giocava la partita principale di campionato, trasmettevano la radiocronaca diretta del solo secondo tempo, e da Milano, via telefono, la redazione comunicava loro gli altri risultati, che ovviamente venivano dati al termine della partita principale. All’epoca, poteva bastare; la televisione era appena nata, le moviole erano molto lontane, per sapere qualcosa di più concreto ci si affidava ai quotidiani sportivi del lunedì. 
L’idea di Moretti ebbe subito un grande sostenitore in quello che sarebbe stato immediatamente uno dei protagonisti di quel progetto: Roberto Bortoluzzi, l’uomo che a Milano reggeva un po’ le fila della redazione sportiva soprattutto nel lavoro della domenica pomeriggio di raccolta dei risultati. Napoletano, nato anche lui nel 1920, Bortoluzzi capì per primo l’importanza di poter comunicare risultati e variazioni in simultanea e al microfono, dai campi in collegamento via ponte radio o da uno studio centrale. Fu lui, il 3 gennaio 1960, a salutare con quel "Gentili ascoltatori, buon pomeriggio, dallo studio centrale Roberto Bortoluzzi" che diventò per 27 anni il marchio di fabbrica suo e della trasmissione. Non fu tutto facile, soprattutto nei primi mesi, nonostante il programma dovesse essere – e di fatto lo fu – il biglietto da visita per le vicine Olimpiadi di Roma. 
 
 
 
 
 
 
A parte l’ostilità della Lega calcio, che non volle per molti anni la radiocronaca dei primi tempi perché temeva – sbagliando – che la gente non andasse più allo stadio, inizialmente i tecnici Rai impedivano le interruzioni per comunicare le variazioni di punteggio perché "sporcavano". Fu un radiocronista, che sarebbe diventato a pieno titolo un altro protagonista della trasmissione, a infischiarsi altamente del diktat e, per primo, a entrare su un collega per comunicare in tempo reale una variazione importante: questo radiocronista si chiamava Enrico Ameri, e per tutta la sua vita professionale sarebbe diventato vittima della sua invenzione ("Scusa, Ameri…"). Per amor di precisione, era il 31 dicembre 1961, e il gol era di Manfredini durante Inter-Roma.

Casella di testo: TUTTO IL CALCIO 
MINUTO PER MINUTO
Casella di testo: Roberto Bortoluzzi

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