SPORTITALIA:

GIUDIZIO RIVISTO

Tempo fa scrissi in un articolo che seguivo con molto interesse le trasmissioni di Sportitalia, emittente che secondo me aveva margini di miglioramento, anche considerando la giovane età media della redazione. In questo, evidenziavo già alcuni difetti, dalla sopravvalutazione di alcune persone, alle scalette dei notiziari che talvolta ritenevo discutibili nella loro impaginazione. Ora mi sembra che i difetti abbiano avuto il sopravvento, e, sia pure a malincuore, rivedo il mio giudizio complessivo sull'emittente di Ben Ammar e sulla qualità di un'offerta che - nonostante proponga anche avvenimenti di un certo livello - sembra talvolta non porti alla maturazione professionale di chi è chiamato ad occuparsene, forse in mancanza di modelli che possano aiutarli a formarsi.

Prima di entrare nel merito di questo, però, rifletto su un altro aspetto, che ancora di più mi ha fatto rivedere il giudizio. Mi attendevo che di fronte ad alcuni avvenimenti mondiali importanti e gravi, sia pure non modificando aspetto e programmazione, Sportitalia mostrasse dei segni tangibili. Ne cito due: la morte di Giovanni Paolo secondo e l'attentato di Londra del 7 luglio. In entrambi i casi non c'è stata alcuna modifica del palinsesto, sono andati in onda il wrestling, SI Free, Outdoor e così via. Solo nel caso del decesso del Papa, per alcuni giorni è apparsa una bandina nera di lutto, in alto a sinistra del teleschermo. Così, secondo me, si dà l'impressione di vivere in una campana di vetro e che così faccia anche lo sport, e non è vero. Dopo l'attentato di Londra, nella giornata successiva durante un notiziario sportivo, sono state mandate due interviste ad esponenti del Cio sui problemi della sicurezza, dato che il giorno prima degli attacchi Londra era stata designata sede Olimpica dei Giochi del 2012. Dichiarazioni secche, tradotte, senza alcuna immagine a corredo per contestualizzarle e per mostrare la drammaticità delle cose di cui si stava parlando.  Questo non mi è piaciuto, e basta da solo a far mutare un giudizio; che si tratti di linea editoriale o di scelte redazionali dettate da un'esperienza nel settore non ancora solidissima, comunque non mi piace né come giornalista, né come sportivo, né come telespettatore.  Alcuni giorni dopo, in un servizio, un giornalista di SI esprimeva giudizi moralistici sul nostro calcio alla deriva, dopo le bocciature Covisoc e il caso Genoa: giudizi anche condivisibili, ma che lasciavano perplessi in quanto arrivavano da un'emittente che mostrava di avere sottovalutato fatti di cronaca - non sportivi - che hanno segnato il mondo.

Riflessione doverosa, per entrare invece in quello che è lo specifico di un'emittente lanciata sull'acquisto di esclusive di eventi di rilievo, e che aveva presentato un'offerta anche per il campionato di serie B. Non è positivo, ad esempio, il giudizio della telecronaca della finale di Supercoppa italiana. Ne ho parlato anche con altri colleghi, e sembra che anche loro abbiano rivalutato i commenti dei vituperati telecronisti Rai, così come si sentiva la mancanza, al fianco del pur competente Massimo Callegari, di un commentatore tecnico. Le critiche però erano rivolte soprattutto ai commenti da bordo campo; resta il fatto che sulla serie A siamo ormai abituati ad un certo standard, che i giovani colleghi, molto esperti di campionati esteri, ma alle prime esperienze con le grandi italiane, non hanno ancora raggiunto, e in molti - me compreso - a un certo punto hanno abbassato l'audio rifugiandosi nella radiocronaca del navigato Riccardo Cucchi.

Penso che la discussione vada concentrata su una questione: rimanere una televisione elitaria, e quindi puntare su avvenimenti che altrove non abbiano spazio, anche di sport cosiddetti "minori" o non di rilievo in Italia, oppure entrare nel mercato degli eventi di spicco, considerando che in quel caso occorre anche avere qualche professionista di esperienza, magari in pensione, che faccia da "chioccia" a colleghi bravi e preparati, ma che si trovano improvvisamente alle prese con qualcosa di più impegnativo del calcio estero o delle corse automobilistiche delle categorie inferiori?

Inoltre - ma questo è un gusto personale dettato probabilmente dall'età - trovo che si indugi troppo sulle clip musicali, forse per gratificare i montatori; una cosa che sicuramente porterà pubblico giovane, ma disturberà quello più su con l'età, che è poi buona parte di chi guarda lo sport. La Rai anni fa aveva iniziato con questa strada, poi riducendola di molto.

Veniamo alla questione conduttori: confermo il mio giudizio estremamente positivo su Ettore Miraglia, mai sopra le righe, pacato e sempre documentato. Apprezzo molto anche le sue telecronache di nuoto e spero di vederlo un giorno in un network importante; per esempio sarebbe un ottimo conduttore di "Sport sera". Lo stesso discorso vale anche per Pietro Balzi e Antonio Costanzo, che però, essendo più giovane, forse si fa contaminare un po'troppo da quella esterofilia sportiva che non aiuta ad alzare gli ascolti di quella che è comunque un'impresa commerciale.

Altri mi hanno un po'deluso: mi sembra che qualcuno molto bravo tenda un po'troppo alle lusinghe del diventare personaggio, e qualcun altro piuttosto bravo, quando è in conduzione cerchi un po' di fare il "fenomeno", malattia del resto abbastanza comune avendo visto che il morbo contagia anche conduttori Rai impegnati in versioni estive di storiche trasmissioni sportive.

E poi, la camicia: mi piace che quando si entra nelle case degli altri lo si faccia con eleganza. La giacca e la cravatta secondo me sono un segno di rispetto nei confronti di chi sta guardando, non un optional. Tanto più che alla camicia sono vincolati i soli uomini: Monica Mattiolo e la brava Daniela Scalia possono talvolta indossare degli ottimi tailleur, mentre i conduttori maschi non hanno la possibilità di presentarsi in modo elegante. Sbagliato.

Ultima piccola considerazione, e qui c'entra il mio orecchio radiofonico: nessuno dei conduttori ha una dizione perfetta. Anche quelli più bravi hanno l'accento milanese, genovese, romano, o veneto: non dico che ogni redazione debba avere il suo Andrea Fusco, ma possibile che non ci sia una "voce giornalistica ufficiale" alla quale affidare oversound, la lettura di servizi più ricercati e altro? Una parziale correzione di rotta è l'arrivo di Nicola Villani, di ampia esperienza radiofonica, ma mi sembra al momento sottoutilizzato.  

Ci sarebbe altro da dire, soprattutto a proposito dello stile di certi programmi tematici o di quello di alcuni telecronisti specialistici, specie nei motori, ma credo sia giusto fermarci qui. In fondo questo è un giudizio che rimanda ad ottobre, e quindi tra poco più di un mese! Cara Sportitalia, ce la puoi fare...

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