A PROPOSITO DI RADIORAI

Lo ammetto. Pur lavorando da sempre nel settore privato, dato che è difficile alla mia età iniziare un percorso che mi possa portare stabilmente al servizio pubblico – i tempi sono quelli che sono – io sono da sempre un ascoltatore della radio pubblica. Certo, un ascoltatore un po’smaliziato, essendo un operatore del settore, ma comunque un ascoltatore. E visto che in molti si improvvisano spesso critici radiotelevisivi, credo di avere qualche piccolo titolo in più per poterlo fare anch’io, almeno nel mio sito. Eccoci, dunque, cominciando da Radiouno.

Devo dire che quello che non mi piaceva nella gestione di Bruno Socillo, non mi piace neppure in quella di Antonio Caprarica. Molti appuntamenti della “rete dell’informazione pubblica” non attirano, non hanno quel qualcosa di accattivante che potrebbe far sì che l’ascoltatore si soffermi, cosa che succede ad esempio con Zapping, trasmissione che si è costruita attraverso anni ed anni, all’inizio con Giancarlo Santalmassi, e poi con Aldo Forbice che le ha tolto un po’di grinta, ma le ha conferito un’ulteriore autorevolezza grazie alle sue campagne che talvolta hanno coinvolto organizzazioni internazionali, oltre alle istituzioni italiane, tra cui lo stesso Quirinale. Così come, soprattutto per una durata ridotta che non consente al politico di turno di “parlarsi addosso”, funziona anche “Radio anch’io”, storica testata attualmente condotta da Stefano Mensurati, dopo essere passato per mani autorevolissime come quelle di Andrea Vianello, Giancarlo Santalmassi, Stefano Gigotti, Gianni Bisiach, ma con lui la trasmissione era molto diversa, anche perché la radio si faceva in modo diverso e non c’era l’ausilio informatico.

Trasmissioni secondo me poco accattivanti sono: Baobab-L’albero delle notizie, che ha un potenziale importante e talvolta si riduce ad un domanda-risposta conduttore-intervistato, dove qualche conduttore (non tutti naturalmente), si allunga nelle domande quasi a voler mostrare di saperne di più del suo interlocutore; Il baco del millennio, trasmissione che credo vorrebbe rendere la cultura più accessibile ma spesso si ritrova ad essere un “dialogo tra iniziati” che magari involontariamente, anziché attirare, taglia fuori molti ascoltatori; poi ci sono le brevi rubriche pomeridiane “Ho perso il trend” e “Il comunicattivo” che hanno il loro pubblico di appassionati, specie la prima, pubblico del quale non faccio parte, ma ammetto che possa essere un gusto personale. Bassignano e Luzzi sono così: prenderli o lasciarli, piacciono o no, senza mezze misure, anche perché entrambi hanno alle spalle una lunghissima militanza radiofonica e – cosa non da poco – sanno aprire e chiudere un microfono(sembra una battuta, ma visti i tempi che corrono, non lo è). “Il comunicattivo” di Igor Righetti è una trasmissione con piglio aggressivo, un tipo di radio che come ascoltatore non mi appartiene. Questo nella forma: nel contenuto si cerca di teorizzare la comunicazione, cosa difficile a farsi in venti minuti quotidiani, comunque possibile, anche se si cade comunque nella tentazione di finire per “parlarsi addosso”. Un po’come una trasmissione sulla pubblicità che andava in onda alcuni anni fa nella radio pubblica. Comunque, per gli addetti ai lavori può anche essere interessante.

Non mi strappo i capelli neppure per le rubriche “firmate” dai big arrivati negli ultimi mesi, anche se un Costanzo notturno può fare effettivamente compagnia al pubblico di Radiouno.

E parliamo dei giornali radio: lasciamo perdere i discorsi legati alla politica, che fanno in troppi, e ragioniamo ascoltando solo “quello che si sente in onda”, che poi alla fine è la radio. Non si potrebbe essere un po’più oculati nella scelta dei conduttori? Talvolta si ha l’impressione che quelli bravi siano quasi tutti concentrati nella fascia del primo mattino, certo la più seguita, ma la radio è una compagna per tutte le ore del giorno. Quanto ai contenuti, a parte i pezzi di politica che nel servizio pubblico devono necessariamente riferire su tutto e tutti (repliche, controrepliche, giochi delle parti compresi), alcune redazioni qui esprimono la loro altissima professionalità: cronaca, scienza, spettacoli specie per quanto riguarda cinema e teatro. Due cose, secondo me, non vanno: le nuove sigle, troppo “da network” e troppo poco da radio pubblica(perché è stata cambiata la sigla del Giornale della Mezzanotte? E’come cambiare la sigla del Tg 1 o di 90°minuto) e il fatto che siano stati eliminati i credits di chi ha redatto l’edizione andata in onda. Con buona pace di grandi professionisti che lavorano in “cucina”, non vanno mai in voce e che ora non sono gratificati neppure dal loro nome in onda. In radio, il loro mezzo, finiscono semplicemente per “non esistere”.

A proposito del Giornale della Mezzanotte: per fare spazio a Costanzo, è stata ridotta la durata dell’unico radiogiornale che poteva durare più di mezz’ora ed essere ascoltato fino alla fine. Un compendio esauriente ed esaustivo di quello che era successo nella giornata appena finita, ascoltato ed apprezzato anche dagli italiani all’estero, grazie al Notturno Italiano. Comunque, sono scelte da rispettare e che magari risulteranno anche vincenti.

Chiudo con due annotazioni: sullo sport non ho detto nulla perché non c’è nulla da dire. C’è solo da apprezzare il difficilissimo lavoro dei radiocronisti, e talvolta chi li critica non conosce le condizioni nelle quali sono costretti a riferire in diretta degli eventi. Lo studio centrale è “in cassaforte”quando viene gestito da personaggi come l’eterno Alfredo Provenzali o l’autorevole Filippo Corsini. Chi ogni tanto li sostituisce, dovrebbe ricordarsi di più che “Tutto il calcio minuto per minuto”ha una sorta di cerimoniale non scritto che gli ascoltatori della radio si aspettano, e che va rispettato, cosa che i titolari non dimenticano mai di fare. Inoltre la radio racconta lo sport, non lo strilla, e i radiocronisti alzano il tono solo per raccontare gol e fasi concitate… non come altrove, in tv.

Infine, “La notte di Radiouno”. E’interessante, Vanessa Giovagnoli e soprattutto Paolo Poggio riescono a mantenere alta l’attenzione nonostante l’ora. Per quanto riguarda la parte musicale, Alessandro Mannozzi si fa preferire per l’ottima conduzione, Mauro Zanda per le scelte spesso atipiche ed interessanti.

E qui ci fermiamo. Radiodue alla prossima puntata.

Statistiche web e counter web