RADIO 2: COME UN NETWORK, MA PUBBLICO

Nell'ordine: Sergio Valzania, Marco Presta e Antonello Dose, Lillo e Greg

Come annunciato, prosegue la mia “attività” di critico radiofonico, limitatamente alla radio pubblica, e dopo Radio 1, è il turno di Radio 2.

Prima di tutto, va apprezzato il lavoro del direttore Sergio Valzania, una sorta di Leone Piccioni degli anni Duemila, un autentico intellettuale che non si prende troppo sul serio, e che riesce ad inserire anche qualche pagina di cultura in una rete che è stata destinata a fare la concorrenza ai grossi network. Con alle spalle, il background Rai, che è sicuramente un pregio, ma sotto certi versi (burocratici) può diventare un difetto. Valzania ha il merito di aver svecchiato il canale radiofonico, inserendo, con l’ausilio di alcuni dei suoi registi e collaboratori, elementi di similitudine con il suono e la messa in onda dei network, evitando per quanto possibile i famosi “buchi Rai” tra una trasmissione e l’altra, inserendo jingles e altre peculiarità che velocizzano.

All’interno di questa cornice, qualcosa si sperimenta, come nell’ottimo “Alle otto della sera. Il racconto delle cose e dei fatti”dove studiosi raccontano vicende storiche e non soltanto, in modo per nulla pesante. In altre fasce, Audiradio docet, e allora diventa difficile, sia per la musica che per i contenuti, riconoscere Radio 2 ed il marchio Rai. Dove si riconosce?

Scorrendo il palinsesto della giornata, si riconosce essenzialmente in tre trasmissioni: “Il ruggito del coniglio”, “Fabio e Fiamma”, “Caterpillar”. Nel week-end, lo storico “Black out” di Enrico Vaime, che però ha il vizio di somigliare negli anni troppo a se stesso. Lo ascolti oggi, e ti sembra di averlo sentito uguale dieci anni fa, anche se annovera al suo interno autentici talenti come Pier Francesco Poggi, a torto rimasto sempre sottotraccia, ed invece giustamente tra i protagonisti del programma.

I due “conigli”, Antonello Dose e Marco Presta, invece, si rinnovano continuamente, e non è facile, dopo un decennio in onda: eppure, con l’aiuto di “fiancheggiatori” come Max Pajella e Giancarlo Ratti, con un regista, Paolo Restuccia, complice delle loro malefatte, e soprattutto con un “pacchetto” di ascoltatori fedelissimi che li seguono comunque e dovunque, ogni anno si rinnovano e ne combinano di tutti i colori, forti anche della loro capacità di autori e, in particolare per quanto riguarda Presta, di improvvisazioni con battute fulminanti. Checché ne dica qualche critico televisivo autorevole, il segreto di Dose e Presta è di essere sempre gli stessi, ma mai uguali.

Un cambiamento importante lo hanno fatto anche Fabio e Fiamma: passati dalla semi-fiction alla “posta del cuore”, sono diventati un talk-show. Il mestiere lo conoscono, così come il loro pubblico.

Grandissimi sono Massimo Cirri e Filippo Solibello, con tutto il gruppo di Caterpillar capitanato da Renzo Ceresa(che ho scoperto casualmente aver iniziato in Rai come collaboratore di…Roberto Bortoluzzi a Tutto il calcio minuto per minuto). Un modo scanzonato ma non per questo meno serio per parlare di tante situazioni, con il contributo degli ascoltatori, che hanno licenza anche di “maltrattare” se dicono banalità. E il programma banale non è mai, musica compresa. Molto meno mi piace la variante sportiva, Catersport, e preferirei una sinergia Rai che la vedesse spostata al dopopartita, una sorta di Bar Sport successivo a Tutto il calcio minuto per minuto, quello vero. Credo che le “reti unificate” che si usavano a questo scopo una ventina d’anni fa consentirebbero una migliore ricezione della storica trasmissione Rai(come noto la diffusione in FM è ancora nota dolente del servizio pubblico) e poi, per i commenti dopo le gare, ognuno per sé. E credo che anche all’ascolto giovane, sentire “un pezzo di storia della radio” come quello non farebbe un minimo di danno.

Apro una parentesi dedicata ai programmi realizzati dalle altre sedi: Caterpillar e Catersport vanno in onda infatti da Milano, così come Dispenser (trasmissione che dopo anni, sarà colpa mia, non sono ancora riuscito a decifrare), L’altrolato dell’emergente Federico Taddia ed infine Condor di Luca Sofri, che, come Ventottominuti di Barbara Palombelli(in onda da Roma), o si ama o si odia. A livello di gusto personale, apprezzo di più la produzione della sede di Firenze, dove opera “un certo” Gianfranco Monti, e “Numero verde” è un programma molto divertente.

A fianco dei baluardi sopra citati, Radio 2 presenta varie altre trasmissioni, alcune delle quali ben curate e ben condotte: mi riferisco a Gli spostati, programma di Massimo Cervelli e Roberto Gentile che partendo dal cinema parla di tutto, e a Decanter, programma dedicato ai vini, apprezzabile soprattutto nella conduzione di Federico Quaranta.

Discorso a parte merita la struttura guidata dallo storico Fabio Brasile, che si occupa di trasmissioni marchiate Rai, come Strada facendo o Due di notte. Qui c’è la griffe di una Radio 2 meno giovane, ma sicuramente autorevole ed interessante, anche grazie ai personaggi che vanno al microfono, come Federico Biagione o Federica Gentile, attuale voce anche della storica Hit Parade.

Ascoltando la seconda rete pubblica, si possono fare anche piacevoli incontri come Neri Marcorè, alla radio una vera sorpresa, affiatatissimo con Riccardo Pandolfi nell’ottima “Siamo se stessi”, che però nelle ultime puntate si trascina un po’rispetto ad un primo periodo scintillante. E poi, alle 17, ci sono quei geni di Lillo e Greg nel loro “610”. Hanno inventato gag originali e divertentissime, su tutte il capo indiano “Estiqaatsi”, chiamato a commentare notizie riguardanti veline, vallette e semivip.

In questo contesto, mi piacerebbe di più un Gr 2 che, rimanendo con un ritmo veloce, tornasse a delle sigle più “ufficiali”, e magari alle vecchie testate Radiomattino, Radiogiorno, e soprattutto Radiosera.

Ho parlato di tutto…no. Vi chiederete: e Fiorello? Beh, Fiorello e Baldini(non dimentichiamolo mai, in radio conta moltissimo nel successo dell’amico showman) sono…Fiorello e Baldini. Per loro il discorso è a parte, e credo sia inutile ricordare che molto del successo di Radio 2, con buona pace degli altri, si deve a loro. Tuttavia, alcune cose vanno tenute presenti: al programma lavora un team di persone che altre trasmissioni si sognano. Sette autori, compresi i due conduttori; un gruppo di musicisti live guidati dal grande Enrico Cremonesi; due redattori e un regista. E aggiungiamo la bravissima Gabriella Germani, che non dimentica i suoi scopritori e quando non ha altri impegni  torna a lavorare con loro. Organizzazione e talento, dunque. Però parliamo di Fiorello e Baldini, della loro trasmissione. Radio 2 è tutto il resto, e checché ne dica qualcuno, non è affatto male.

Statistiche web e counter web