IL MIO PEZZO SU NOVANTESIMO MINUTO

SONO DAVVERO STANCO DI LEGGERE BRANI O SPUNTI DI QUESTO ARTICOLO UN PO'OVUNQUE, SENZA CHE NE SIA CITATA LA FONTE. ME NE RIAPPROPRIO PER L'ENNESIMA VOLTA.  CON UNA SOTTOLINEATURA IMPORTANTE(CHI HA ORECCHIE INTENDA): RISPETTO A QUANDO LO HO SCRITTO - TRE ANNI FA -  GIAMPAOLO SMURAGLIA NON E'PIU' IL CAPOREDATTORE RAI A PERUGIA (naturalmente non è al bravo Smuraglia che si rivolge la mia precisazione, per essere chiari).

 

Fa parte delle abitudini innate, specie per gli appassionati del calcio: verso le 18, accendere la tv, ascoltare una sigla molto familiare e vedere i gol della giornata di campionato; “Novantesimo minuto”, insomma, insieme con “La Domenica Sportiva”la trasmissione di sport più celebre della Rai ma anche in assoluto.

Oggi la sua realizzazione, sia pure complessa, è più semplice di un tempo; ogni campo ha a disposizione il pullman esterno con montaggio e le immagini della partita trasmesse dalla pay-tv. Una volta, tutto era tremendamente più complicato, forse anche più romantico.

“Novantesimo” nasce nel 1970, con il nuovo campionato; i suoi ideatori, Maurizio Barendson e Paolo Valenti, sono capiredattori dello sport al Telegiornale. Barendson è il volto della “pagina sportiva” nei tg principali, l’uomo dei collegamenti pre-partita, dei risultati e dei commenti; Valenti è arrivato alla televisione dopo l’accorpamento delle redazioni dei radiocronisti in quella unica del Giornale Radio.
Fino a quel momento, lo sport in televisione la domenica era il secondo tempo registrato di una partita di calcio trasmesso alle 19 con telecronaca di Carosio o Martellini, il “Telegiornale sport” alle 19.45, e poi “La domenica sportiva” che presentava per prima i servizi con le immagini delle partite.

La radio, con “Tutto il calcio minuto per minuto” poteva trasmettere in diretta solo i secondi tempi, perché la Lega calcio aveva paura che la simultanea potesse togliere pubblico agli stadi.

Un’idea come quella di “Novantesimo minuto” era quindi nel suo genere rivoluzionaria: andare in onda appena possibile secondo gli accordi con la Lega Calcio, non solo con risultati e classifiche di A e B, ma anche, là dove possibile, con le immagini di qualche partita.

Barendson e Valenti conducevano dallo studio di Roma, si alternavano nel dare le notizie sulle partite o nel lanciare i pochi collegamenti presenti, che poi, piano piano, aumentavano. Alla fine Valenti leggeva – per la prima volta in televisione- i risultati di tutta la serie C. Registi della trasmissione, a domeniche alterne, erano Enzo De Pasquale ed Elena Amicucci.

In questa fase pionieristica far arrivare le immagini in pellicola in tempo utile per la trasmissione era un lavoro difficile. In genere, andava così: l’operatore girava il primo tempo, mentre il giornalista addetto segnava i momenti importanti. All’intervallo, un assistente, in auto o il più delle volte in moto, correva alla sede Rai più vicina con la “pizza” del primo tempo, che finiva subito nelle mani dello sviluppatore, e poi del montatore che assemblava le poche sequenze che sarebbero andate in onda. Nel frattempo si ripeteva la stessa operazione per il secondo tempo, qualche volta con l’ausilio di staffette della Polizia Stradale per liberare il traffico. Stessa trafila, e in genere le immagini erano pronte subito prima o durante la trasmissione.

Preziosissimo, come coordinatore giornalistico in regia, il lavoro del “terzo uomo” Remo Pascucci, che consentiva a Barendson e Valenti di procedere in video modificando se necessario la scaletta in corsa, senza che per questo la trasmissione ne risentisse o i telespettatori si accorgessero di qualcosa.

La formula “storica” di Novantesimo minuto, quella cara a noi tutti, prende corpo nel 1976, con la riforma della Rai; Barendson trasmigra al Tg 2 e Valenti rimane da solo al timone della trasmissione, caporedattore dei programmi sportivi della domenica pomeriggio del Tg 1.

Gradualmente, la pellicola sta cedendo il passo all’elettronico; le attrezzature leggere utilizzate per la videoregistrazione esterna professionale, sono sempre più pratiche da usare e consentono la post-produzione in tempo reale. Con la riforma, inoltre, anche le sedi regionali vengono gradualmente messe in condizione di andare in diretta, cosa finora consentita, oltre alla sede centrale di Roma, finora solo ai centri di produzione di Milano, Torino e Napoli.

A “Novantesimo minuto”, che cambia il suo logo iniziale in “90°minuto”, fanno così il loro ingresso i corrispondenti esterni: giornalisti delle sedi regionali, ognuno addetto alla squadra della propria città o regione, e in qualche caso anche tifoso (molti furono i richiami rivolti ad alcuni di loro).

Sono moltissimi i giornalisti delle sedi regionali che almeno una volta hanno avuto il loro momento di gloria commentando una partita per “Novantesimo”, ma alcuni di loro, clienti abituali, sono arrivati alla notorietà: su tutti Tonino Carino, cronista di giudiziaria e sport della sede di Ancona con un debole per l’Ascoli del presidente Costantino Rozzi. La “erre” sdrucciolevole e un modo di presentarsi stile “pulcino indifeso” gli spalancarono le porte del successo. Poi Marcello Giannini da Firenze, che talvolta si perdeva nelle immagini (una volta Valenti dovette correggerlo in diretta perché aveva detto Pesaola al posto di Passarella); Luigi Necco da Napoli, bravissimo improvvisatore, capace con la sua verve e con la sua mimica di reggere il video e tenere testa alla schiera di tifosi che lo attorniavano allo stadio durante il collegamento; Ferruccio Gard da Verona, giornalista-pittore della sede di Venezia prestato al calcio; Piero Pasini, grande cronista sportivo di Bologna che morì per infarto allo stadio mentre stava seguendo una partita per “Tutto il calcio minuto per minuto”; Giorgio Bubba da Genova, espressione bonaria e vizio di mangiarsi ogni tanto le parole; sempre dalla sede genovese, anche Gianni Vasino (poi passato a Milano ma per seguire le lombarde non milanesi, come l’Atalanta) e Alfredo Liguori, che era anche il cognato di Valenti.

Ancora: da Perugia un giovanissimo Lamberto Sposini, Paolo Meattelli e Giampaolo Smuraglia che ora è il caporedattore della sede; da Cagliari Antonio Capitta e Luigi Coppola; da Torino Cesare Castellotti, Beppe Barletti, Pino Patti e Franco Costa; da Milano Marco Lucchini, in genere quello che meno di tutti si perdeva in commenti e si atteneva ai tempi; da Catanzaro Emanuele Giacoia, cronista molto bravo con una voce bellissima; da Pescara Mario Santarelli; da Trieste Maurizio Calligaris; da Avellino Maurizio Romano; da Catania Puccio Corona; da Ancona Sabatino D’Angelo e Giancarlo Trapanese; da Pisa il notarile Rolando Nutini; da Bari Franco Strippoli, il cui famoso “riporto” distoglieva l’attenzione sul fatto che fosse uno dei più bravi e preparati del gruppo; ad occuparsi delle partite di Roma era Giampiero Galeazzi, poi sostituito nel tempo da Fabrizio Maffei, Jacopo Volpi, Claudio Icardi e dalla prima donna inserita in pianta stabile nella trasmissione, Donatella Scarnati. Proprio Galeazzi ebbe la sventura di riferire all’interno di Novantesimo due vicende di cronaca. La prima fu la morte di Vincenzo Paparelli prima di un derby Roma-Lazio durante un collegamento pre-partita: Valenti, che amava raccontare lo sport ma non le sue degenerazioni, aveva appena concluso un intervento nel quale raccomandava ai tifosi di stare tranquilli e di vivere il calcio come uno sport. Dopo il collegamento, visibilmente alterato e sconfortato, sbatté i fogli e chiuse la breve trasmissione ripassando la linea a “Domenica In”.

L’altro episodio è legato al calcioscommesse del 1980, agli arresti di calciatori e dirigenti effettuati dalla polizia nel dopopartita: fu Galeazzi a riferire, in diretta, della presenza degli agenti, mostrando, sulla pista di atletica dell’Olimpico, la presenza di un taxi che serviva per prelevare l’arbitro, e raccontando quanto stava avvenendo.

Paolo Valenti dominava la trasmissione, sia perché era una sua creatura, sia perché univa una grandissima professionalità (costruita grazie alla radio fin dagli anni Cinquanta) a una simpatia e bonomia innate che trasparivano dal video. Nando Martellini, che di Valenti è stato grande amico oltre che collega, racconta che, una volta spenta la luce rossa della telecamera, con Paolo non si parlava più di calcio, ma di qualsiasi cosa, sempre piacevolmente e con competenza.

La padronanza del mestiere consentiva a Valenti spesso di correggere l’errore del collega che aveva appena riferito sulla partita, ripetendo l’informazione in modo corretto, ma dando l’impressione ai telespettatori non di correggere, ma di integrare. Il “richiamo in diretta” lo faceva solo in casi estremi, come quello di Pesaola-Passarella, ma anche quando da Bologna una volta Roberto Scardova, nell’intervallo tra il primo e il secondo tempo, stava per mandare in onda le immagini di un gol, cosa assolutamente vietata dagli accordi con la Lega Calcio.  

Dall’autunno del 1976, e cioè dall’avvento di “Domenica In”, Valenti moltiplicò i suoi interventi in video: un breve pre-partita con almeno un paio di collegamenti dai campi, l’aggiornamento di tutti i risultati durante l’intervallo (le variazioni erano comunque titolate in sovrimpressione nel corso di “Domenica In” o “Discoring”), l’intervento con tutti i risultati finali della schedina, e infine “Novantesimo minuto”.  

La formula, vincente, rimase invariata, con una serie di avvicendamenti tra gli “inviati dalle sedi” fino a quando la trasmissione rimase di competenza del Tg 1; più avanti, fu introdotta l’abitudine di accompagnare il “rullo di coda” della trasmissione con tutti i gol della giornata.

Paolo Valenti condusse “Novantesimo minuto” fino a quando le forze glielo consentirono, anche malato, quando i medici, dopo un’operazione e una lunga degenza (durante la quale lo aveva sostituito Galeazzi), gli avevano dato solo un anno di vita. La sua ultima trasmissione, nel 1990, fu straziante per chi la ricorda: Valenti aveva capito che sarebbe stata l’ultima, il suo volto, la sua voce non erano più quelli consueti, ma tenne duro fino alla fine. Poi decise, d’accordo con il capo dello sport del Tg 1 Tito Stagno e con il direttore Bruno Vespa, di passare la conduzione a chi riteneva il più adatto a mantenere lo spirito di “Novantesimo”, il giovane Fabrizio Maffei, apprezzato nella redazione sportiva per le sue capacità di coordinatore dietro le quinte. Maffei in più occasioni ha detto di ricordare Valenti come uno dei suoi maestri e dei suoi riferimenti.

Nel primo “Novantesimo” dopo la morte di Valenti (che i colleghi decisero quel giorno ancora dovesse essere firmato da lui, come fosse vivo), fu commovente il ricordo di Martellini, che aprì la trasmissione, e sciogliendo una sorta di “impegno” di Paolo con i telespettatori, disse che Valenti era tifoso della Fiorentina. La sua imparzialità non aveva mai fatto capire se facesse il tifo per qualche squadra, nonostante un vago accento che tradiva le origini toscane anche se era nato a Roma.

Con il passaggio della trasmissione dal Tg 1 alla Tgs (ora Raisport), Maffei dovette lasciare nel ’92 la conduzione a Galeazzi; la riprese nel ’99, dopo essere stato per qualche tempo direttore di Raisport; l’anno scorso, la modifica della formula con il ritorno della moviola – che già negli anni passati aveva fatto capolino con Pizzul- affidata questa volta a Carlo Longhi, e la presenza di Giorgio Tosatti come commentatore. Quest’anno, la conduzione è passata a Paola Ferrari.

Giusto citare anche i curatori della trasmissione dopo Valenti: oltre allo stesso Maffei, si sono succedute dietro le quinte le presenze di Mario Giobbe, Jacopo Volpi, Ignazio Scardina, Maurizio Vallone. Altre figure importanti nella storia della trasmissione quelle di Armando Pizzo e Ignazio Schino, “ombre” di Valenti nei primi anni della riforma, e poi di Nila D’Alessio, addetta alla segreteria organizzativa “di fiducia” sia di Paolo Valenti che di Fabrizio Maffei.

Il racconto su “Novantesimo minuto” finisce qui; il calcio cambia, sono cambiate anche le trasmissioni storiche che lo accompagnano. Riascoltare quella sigla ci fa tornare per quindici secondi agli anni in cui il calcio era più romantico, in cui brindavi se la squadra del tuo cuore aveva vinto o perso, in cui aspettavi febbrilmente di vedere Paolo Valenti dire, sorridente: “Amici sportivi, buon pomeriggio”. Chiudi gli occhi, e finita quella sigla, ti pare di vederlo, con la scenografia di oggi ma seduto alla sua scrivania, un po’più imbiancato, salutare con la stessa frase; chissà, forse oggi conduce una particolare versione di “Novantesimo minuto” per gli angeli... Paolo, ci manchi.

 

Davide Camera per il sito Pagine 70

25 settembre 2003 

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