RICORDO DI NANDO MARTELLINI

Più di un anno fa ci lasciò Nando Martellini, grande radiotelecronista ma anche grande persona, che ebbi la fortuna di conoscere nel periodo in cui fu editorialista di Rds. Nel mio archivio ho ritrovato il pezzo che scrissi in occasione della sua morte per il sito Pagine 70, e il cui testo regalai poi alla figlia Simonetta ricevendone in cambio parole commoventi che naturalmente tengo per me. Mi piace pubblicarlo nel mio sito personale, perché è un ricordo di uno degli "involontari colpevoli" della scelta professionale mia e di molti colleghi della mia generazione.

È toccato anche a lui, l’uomo che poté dire per tre volte “Campioni del mondo”, a suggellare la serata magica del Santiago Bernabeu. Nando ci lascia, portandosi via tanti ricordi, la sua bellissima voce, e qualche aneddoto del pionierismo radiotelevisivo, di cui faceva parte a pieno titolo.

Era una persona straordinariamente modesta, disponibile e semplice: la mia memoria va a pochi anni fa, quando, commentatore per il network radiofonico nel quale lavoravo, registrava telefonicamente dei brevi servizi e poi chiedeva al fonico se era tutto a posto o se li doveva ripetere.

Nando Martellini era nato a Roma nel 1921, e aveva iniziato ben presto a collaborare con l’Eiar, l’antenata della Rai. Pensate che la sua prima radiocronaca risale al 1946, ma non era sportiva: si trattava di una festa popolare a Trastevere. La sua grande passione era il calcio, e la condivise con un collega che conobbe alla radio e con il quale sviluppò una grande amicizia, fatta anche di mille passioni condivise, dalla musica, alla cultura, naturalmente allo sport: questo suo amico era Paolo Valenti. Fu lui a ricordarlo, nel primo Novantesimo Minuto dopo la morte dell’amico, e a svelare, sciogliendo quasi un voto, il tifo di Valenti per la Fiorentina.

Nando Martellini fu uno dei componenti della famosa redazione radiocronache diretta da Vittorio Veltroni: “Un capo che sapeva esserlo – mi aveva spiegato – e che quando ti riprendeva, lo faceva lontano da occhi indiscreti e ti spiegava esattamente dove avevi sbagliato”.

In radio, fu uno dei coordinatori della trasmissione delle Olimpiadi del 1960, con Carlo Bonciani, Sergio Zavoli e Guglielmo Moretti; già da alcuni anni aveva iniziato ad alternarsi a Nicolò Carosio nella radiocronaca di una partita di serie A, ma non fece parte della prima squadra di “Tutto il calcio minuto per minuto”; per lui si stava già preparando un futuro televisivo, che iniziò come “spalla” di Carosio; già allora si prese delle soddisfazioni, come essere il telecronista della vittoria italiana agli Europei del ‘68.

Un “incidente di percorso” di Carosio, mai totalmente chiarito, lo fece diventare nel ’70 il primo telecronista nella gerarchia; e qui il suo stile, particolare, quasi anglosassone, emerse. Molte pause, nelle sue telecronache, a permettere di seguire l’azione; la sua voce una guida per riconoscere i giocatori e capire lo svolgimento delle azioni. Ma sapeva anche essere entusiasmente, come nella famosa semifinale Italia-Germania 4-3, e poi, 12 anni dopo, nell’altra, famosa e stupenda, Italia-Germania: la voce di Martellini che ripete “Campioni del mondo” per tre volte, unita alle immagini dell’esultanza di Tardelli dopo il suo gol, a quella di Pertini dalla tribuna-vip del Bernabeu, a Zoff che alza la Coppa Fifa. Ricordi che ne formano uno solo, indelebile per chi lo ha vissuto.

A Nando Martellini erano affezionati un po’tutti: colleghi, tifosi, calciatori non solo italiani. Pelè gli autografò un pallone e lo fece molto volentieri.

Andò in pensione nel 1986, dopo gli sfortunati mondiali messicani, ma continuò la sua attività fino a poche settimane fa. Dapprima come telecronista anche per Mediaset, poi come commentatore, diradando sempre di più gli impegni; l’ultimo è stato per Radiouno, a “Domenica Sport” condotta da Filippo Corsini.

Si faceva dare del tu anche dai colleghi molto più giovani di lui, ai quali la sua presenza fisica imponente, oltre al “mito”, incuteva indubbiamente molta soggezione. La sua voce bellissima, non perdeva qualità neppure quando era sporcata dalla pessima ricezione di un cellulare, quasi Nando avesse un impianto Hi-Fi incorporato nel diaframma.

Tra i suoi figli, una, Simonetta, ha intrapreso, con serietà e competenza, la carriera giornalistica. Lei vive a Bologna, e alterna la cronaca nera allo sport, in particolare la pallavolo.

Un ricordo personale: Nando ricordava benissimo i momenti pionieristici dei documentari radiofonici, quando con il tecnico si divideva il peso di un massiccio registratore a bobine da portare in giro, e poi andavano a una postazione telefonica a riversare il sonoro. Me li raccontò, quando gli chiesi un aiuto per una tesina che mi serviva per l’esame da giornalista, che poi – anche grazie a lui – superai piuttosto bene. Grazie, Nando!

Martellini, poche settimane dopo Ameri, e qualche mese dopo Ciotti; se ne sono andati insieme, quasi che il fato abbia deciso che il calcio moderno di oggi, tutto anticipi, posticipi, dinamismo e polemiche, non li meriti più.

Pagine 70 ricorda Nando con profondo affetto: grazie ancora per essere stato la nostra voce. Ora lo sarai nella televisione degli angeli, per commentare bellissime partite con Meazza, Piola, Scirea, Garrincha e chissà quanti altri campioni.

 

Davide Camera

5 maggio 2004

 

 

 

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