INTERVISTA NUMERO 11:

TEO BELLIA

Lo considero uno dei miei maestri di radiofonia; di certo è uno dei decani della radio privata a Roma. Personaggio eclettico, giornalista, doppiatore con un passato da disc-jockey anche in Rai; è uno dei "colpevoli" del mio trasferimento a Roma e del mio passaggio alla radio nazionale. Considero irripetibili i tre anni con lui alla direzione delle news di Rds, e su molte cose - radiofoniche e non - abbiamo gusti in comune. Forse è anche per questo che sul discorso "radio" la pensiamo abbastanza allo stesso modo.

Teo Bellia, a bruciapelo: ti manca la radio?

Da morire, ma non per pura “nostalgia”, per la sensazione di poter dare ancora molto a un media che mi sembra, e non solo in Italia, un po’ trascurato, a livello di creatività, di sperimentazione.

 

Nella tua attività professionale ti è sempre piaciuto fare molte cose, in genere contemporaneamente: fa parte del tuo carattere, è una tua esigenza personale, o talvolta non sarebbe meglio concentrarsi su qualche cosa in particolare?

La risposta è sì, a tutt’e due le domande. Ho l’esigenza di essere impegnato su più fronti, anche perché affrontare diverse sfide contemporaneamente mi tiene sempre al massimo dell’attenzione, del rendimento, dell’entusiasmo. E’ inevitabile che, in alcuni momenti, le circostanze mi abbiano permesso, o imposto,  di concentrarmi solo su un’attività, come fu negli anni della direzione delle News di RDS, o come negli ultimi quattro anni, in cui il doppiaggio, vissuto sia da libero professionista che da imprenditore è stato la mia occupazione principale. In tutti e due i casi non poteva essere altrimenti. Ma negli anni del TG di Telemontecarlo il doppiaggio occupava uno spazio equivalente al lavoro in redazione, e la differenza fra le due attività mi aiutava, addirittura mi equilibrava. 

 

Del tuo lungo periodo nel quale la radio era l’occupazione principale, che cosa ricordi con più piacere? Ti butto lì due o tre cose: la direzione delle news di Rds, sulla quale poi ritornerò più avanti, i week-end sempre a Rds con dirette e collegamenti, le Hit Parade di Radiodue, Stereodue con Luciana Biondi, i momenti del pionierismo radiofonico… fai tu…

E’ come chiedere a un genitore quale dei figli ama di più. Ogni esperienza ha la sua unicità, che la rende un momento irripetibile… ma se vuoi a tuti i costi una risposta legata al vissuto emozionale ricordo con lo stesso trasporto affettivo Stereodue con quella compagna straordinaria che è Luciana Biondi e Dimensione Weekend a RDS.

 

Che cosa ti ha lasciato l’esperienza di Telemontecarlo?

L’amore per la televisione, nonostante le mostruosità che vediamo ogni giorno, l’amore per un lavoro fatto con pochi mezzi e tanta passione, mai disgiunta dalla competenza. Ancora oggi, quando vedo l’informazione di SKY 24 o La 7, in larga misura basata su professionisti di quella “scuola”, noto la differenza col resto del panorama televisivo.

 

Doppiatore, dialoghista, adattatore, direttore del doppiaggio: hai avuto anche maestri importanti come Roberto Villa. Com’è nata questa tua passione, e quali sono i personaggi che hai doppiato più volentieri?

La passione, insieme alla curiosità, è nata come tutto il resto: ogni aspetto della comunicazione mi affascina, e il doppiaggio è una sfida linguistica, culturale, emotiva, su cui certa “intellighenzia intellettuale” spala fango, senza mai farsi domande, e senza mai confrontare un problema analogo, anzi, ancora più pressante, quello della traduzione dei libri. Ora, con il DVD, tutti possiamo confrontare l’originale e il doppiato, ma chi legge mai i libri in lingua originale?

 

Riesci a guardare un film da semplice spettatore? Qual è il genere che preferisci?

Dopo i primi cinque minuti, in cui verifico la qualità dell’edizione italiana, mi immergo nella storia senza problemi, anche se, è ovvio, non posso dimenticare di essere un addetto ai lavori. Non ho un genere preferito, ma le storie di “diversità”, di “non omologazione”, nell’accezione più ampia del termine, mi affascinano.

 

Ora torno alla nostra comune esperienza alle news di Rds: di quel periodo mi piaceva molto la possibilità di sperimentare, dimostrazione che certe cose si possono fare anche in un network commerciale dagli ascolti elevati, basta saper usare gli spazi che si hanno a disposizione. Condividi?

E’ la mia linea di condotta radiofonica, da sempre: sperimentare, senza paura, senza preconcetti, ma tenendo presenti in ogni momento le regole della “grammatica radiofonica”.

 

Tornando agli albori delle radio locali, che tu hai vissuto proprio dall’inizio, io comunque ce l’ho fatta a vivere la prima fase, devo dire che alcune cose mi mancano. L’entusiasmo al microfono è un retaggio che mi è rimasto; manca il resto, i piatti sgangherati, il mixer senza preascolto, le pubblicità rovinate dal registratore a cassette orizzontale… un ricordo tuo di quel periodo “romantico”, ora…

1978. Una sera, ero in diretta su Radio Hanna In, a quei tempi facevi tutto da solo, quindi ero solo in radio. Ero entrato in una specie di trip perfetto, i cambi fra i dischi erano fluidi, i jingle entravano in modo armonico, i miei interventi erano giusti. A un certo punto mi telefonò il direttore della Radio, Giancarlo Amici, un vero maestro, non solo di radio, e mi disse: “Fermati, che mi fai sfigurare gli altri…” Era una battuta, ma la gioia che mi regalò il suo apprezzamento non la dimenticherò mai.

 

Abbiamo molti gusti in comune, oserei dire non solo in ambito professionale, caro Bellia… La musica, per esempio: la nostra generazione ha apprezzato il rock, ma anche la discomusic suonata sul serio, i cantautori italiani, e poi gli Eagles, gli America. Le note saranno anche sette, ma c’è modo e modo di suonarle, non credi?

Ascolto molto le cose del passato, ma devo dire che mi godo molto anche certe cose ben fatte di oggi, e non ce ne sono poi così poche come si dice.

 

Che cosa pensi di internet?

Ormai è come la corrente elettrica. Prova a farne a meno…

 

Per chiudere, invertiamo i ruoli e fammi tu una domanda…

Hai ancora voglia di sperimentare, o ti basta far bene le cose che sai fare?

Io sono uno che ama rimettersi sempre in discussione; l’unica cosa – e forse in questo mi differenzio da te – è che quando posso, amo completare un percorso prima di immergermi in uno nuovo, ed ora sono proprio in questa fase. Magari più in là potremmo reincontrarci, dico lavorativamente... in fondo gli amici comuni non ci mancano... penso potrebbe essere un'altra bella avventura. Per ora grazie a Teo Bellia per l'intervista.

 

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