INTERVISTA NUMERO 13:

BABA RICHERME

Ci sono alcune voci radiofoniche che risultano a tutti familiari, perché si associano a qualcosa di specifico: una di queste è sicuramente la voce di Baba Richerme, inviata speciale del Giornale Radio Rai, specializzata nel cinema e titolare di rubriche nelle quali ci racconta le ultime uscite o ci fa sentire le voci dei più grandi attori italiani e mondiali. Ci siamo conosciuti ovviamente, alla Mostra di Venezia: capitava spesso di incontrarsi alle conferenze stampa, con lei e il suo collega Antonio D'Olivo, e tra radiofonici ci si capisce al volo.

Io ho una grande stima di chi racconta il cinema alla radio, un'arte vera e propria trattandosi di un mezzo "cieco". Come ci si riesce?

"Credo che sia fondamentale riuscire a far 'vedere' con le parole quello che abbiamo visto con gli occhi. Ricordo che la prima volta che ho fatto un 'pezzo' per la radio, venendo io dalla carta stampata, ho pensato devo tradurre in parole le immagini, devo cioè trasmettere le emozioni che un film, uno spettacolo, o una persona, mi hanno dato a chi mi ascolta, insomma devo riuscire a far capire cosa ho visto. La cosa più difficile sono i tempi: un servizio del Gr dura mediamente un minuto - un minuto e venti secondi e in quello spazio, ovvero neanche dieci righe scritte, devi far stare tutto, questo sì che è difficile! In tal senso è preziosa la lezione di un grande giornalista, Sergio Zavoli che dice: la sintesi è tutto!"

Tu ami sia il cinema che la radio, lo si capisce dalla qualità dei tuoi servizi: come nascono queste due passioni?

"Intanto grazie per le tue parole! Il cinema è insieme al teatro ed alla danza, un amore antico. Ho fatto l'Università a Torino e mi sono laureata in Lettere Moderne con indirizzo artistico, ti basti pensare, poi, che ho dato quattro esami in Storia del Cinema con Gianni Rondolino e fin d'allora ho cominciato a frequentare per diverse riviste i Festival, Cannes, Venezia, Locarno e tenere rubriche di cinema. La radio è un amore venuto appena un po' dopo, o forse quasi contemporaneamente.Gli ultimi anni dell' università ho cominciato una collaborazione con una radio privata, all'epoca molto popolare a Torino, Radio Reporter dove avevo una rubrica in diretta di cinema e spettacolo e poi per un periodo ho lavorato ad un'altra radio privata di cui era direttore artistico un mio amico di vecchia data (giocavamo da bambini agli stessi giardini): Piero Chiambretti! Poi è arrivato il GR con un maestro come Livio Zanetti ed ecco che l'amore si è trasformato anche in fedeltà per questa vecchia e gloriosa signora! Per un periodo ho fatto televisione, prima giovanissima a Torino e poi alcuni anni fa su Raitre  dove ho preso parte al programma di Umberto Broccoli e Claudio Ferretti "L'Una italiana". Esperienza bella, intensa, costruttiva ma .il cuore è rimasto alla radio che è, e resta il mio mezzo preferito!"


Sei di Torino, terra di grandi giornalisti. Un altro mio amico, Paolo Perrone, è di Torino e scrive di cinema; c'è un asse tra il cinema e questa città?

"Altroché! Un asse che ha origini antiche! Il cinema è nato a Torino! Il primo grande produttore della storia del cinema, i primi studi, erano a Torino, si chiamava Enrico Fiore e la sua casa era la FERT con cui produsse nel 1914 il primo vero kolossal 'Cabiria' di Pastrone scritto da D'Annunzio. Poi a promuovere questa nuova arte magica nei primi del Novecento a Torino c'era un uomo di grande cultura e genio, un vero mecenate, Riccardo Gualino. Allora, e fino al primissimo dopoguerra, la città era vitale, insomma una vera fucina di cultura, di uomini di genio".


Una domanda che può sembrare ovvia, ma non credo lo sia molto: perché critica e pubblico sono quasi sempre così distanti?

"Non credo che ci sia ovvietà nella tua domanda, piuttosto è acuta! Ma,  chissà, forse perché i critici  guardano i film con uno spirito diverso, meno puro, o meglio, meno diretto, meno naif del pubblico, insomma passano attraverso la loro lente quello che guardano. Ma è anche vero -e io ho diversi amici così- che a volte il semplice spettatore è più critico di ...certi critici!"

Al festival di Cannes le decisioni della giuria hanno provocato molte polemiche; per nostre comuni frequentazioni della Mostra di Venezia, sappiamo bene che spesso sono stati attribuiti premi a film che poi hanno visto in due o tre. Tu hai mai preso parte a qualche giuria cinematografica? Quali criteri ti ispirano?

"Sì, alcune volte, e l'anno scorso sono stata giurato proprio al Festival di Cannes nella prestigiosa sezione 'Un certain regard', quella dove due anni fa trionfò 'La meglio gioventù' di Giordana. Difficile dire quali sono i criteri che ti spingono a scegliere una pellicola piuttosto che un'altra,  innanzitutto la qualità, poi l'originalità, l'interpretazione, com'è diretta. certo è che dopo avere visto 20, 25  film cerchi nella tua memoria quale  ti è rimasto più impresso e provi a capire perché. Ma penso che ognuno di noi sia diverso e molti sono i criteri che fanno giudicare"

Per chi si occupa di cinema alla radio, quali insegnamenti arrivano da Lello Bersani, Sandro Ciotti e dagli altri che vi hanno preceduto?

"Gli insegnamenti sono molti, Ciotti, è stato un grande, e un vero maestro ma soprattutto per chi si occupa di calcio e di sport in genere, e non è il mio caso, Bersani poi, è stato veramente il primo a fare questo nostro mestiere in Italia e ancora oggi risentire i suoi servizi sono una lezione".

Con il tuo "compagno di banco" Antonio D'Olivo da anni seguite i principali eventi cinematografici mondiali e vi siete giustamente guadagnati un ruolo di tutto rispetto anche nei confronti del mondo cinematografico. Com'è cambiato il cinema di questi anni?

"Hai detto bene compagno di banco! Ma anche e prima di tutto un grande amico! Per venire al cinema, sinceramente non saprei dire come negli ultimi anni sia realmente cambiato, certo è che sono emersi tanti giovani nuovi ottimi registi, ma la grande differenza io credo sia tra il cinema dei Rossellini, De Sica, Visconti, Fellini, Antonioni, Pasolini, Comencini, Monicelli  cioè di una generazione magnifica ed irripetibile ormai passata, e quello che è venuto dopo. Per il resto credo però, che il nostro cinema sia vivo e vegeto!"

A me sembra che in Italia ci sia un po' troppa voglia, da parte dei nuovi cineasti, di "morettizzarsi" in senso negativo, cioè di voler fare sempre e comunque gli intellettuali. È solo una mia impressione o la condividi?

"Hai ragione! E poi non basta certo copiare un intellettuale per illudersi di esserlo!
 

Doppiaggio o lingua originale, e perché?

"Da un lato, in assoluto lingua originale perché hai la possibilità di ascoltare le vere voci degli attori, cogliere le loro intonazioni, apprezzare la loro recitazione, da un altro apprezzo anche il doppiaggio abbiamo attori magnifici che riescono a volte persino a migliorare l'originale!"

Radio e cinema sono il tuo lavoro e certamente anche la tua vita; il poco tempo che ti rimane, come lo riempi? Cioè, hai qualche hobby?

"Per prima cosa ho un marito molto impegnativo! Ma questo non è esattamente un hobby! E' che tra lavoro, spesa, interviste, viaggi , di tempo ne resta poco! Tutto quello che riesco lo dedico al mio adorabile cane, e soprattutto cerco di fare qualcosa per gli altri, come leggere testi per i non vedenti, poi adoro andare a vedere mostre, sentire concerti di musica classica, leggere e  quando posso scoprire il mondo con viaggi appassionanti."

Per chiudere, chiedo a te di farmi una domanda.

"Davide, ci conosciamo da molti anni e non mi è mai capitato di vederti triste o arrabbiato, sei una persona solare, piena di entusiasmo per il tuo lavoro e per la vita , qual è la tua formula magica? Vediamo se mi rispondi, ma sinceramente, in tal caso ne farò tesoro! Un saluto con stima ed amicizia!!"
 

Non so se ci sia una ricetta, ma non credo sia la più indicata: se non mi hai mai visto triste o arrabbiato, probabilmente è solo per due motivi. Uno è che probabilmente in quel momento non ne avevo ragione, l'altro è che ci sono persone che con la loro positività - e tu sei una di queste - ti mettono di buon umore. Comunque è vero, io sono un entusiasta allo stato brado, e per fare il conduttore alla radio - specie se privata - credo che sia una qualità necessaria. Però non faccio sconti a me stesso; se sono arrabbiato o triste, lo sono completamente. Per questo mi capita relativamente poco. E con questo ricambio il saluto affettuoso e ringrazio Baba Richerme per le sue risposte.
 

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