INTERVISTA NUMERO 22:

ALESSANDRA MERCANZIN

La nostra amicizia comincia negli anni Ottanta, ad Antenna Tre Veneto, e poi continua, e continuerà. Alessandra Mercanzin è una dei miei migliori amici in assoluto, nonostante sia come me una giornalista (da anni in forza a Italia 7 Gold-Telepadova). E'una persona molto intelligente e sensibile, e mi piaceva trasferire anche nel mio sito una delle nostre frequenti chiacchierate che ci facciamo, a distanza o -raramente - di persona, sullo scibile umano. Insomma, intervista inevitabile per una persona che nella sua vita di interviste ne ha fatte tante. Eccoci qui.

Alessandra Mercanzin, io comincerei da una riflessione legata a quello che è il nostro lavoro, in particolare il tuo, e che è stato il mio per molti anni: il tg locale. Sei, anche se giovane, della “vecchia generazione”, quella abituata a creare, lavorare, portare a casa le notizie e comunque fare un tg ricordandosi che le immagini sono comunque protagoniste. Bene, visto quello che oggi si vede in giro specie nelle locali, ma non solo, non ci si sente un po’ dei “reduci”?

Credo che nella sostanza il lavoro non sia cambiato, ma rispetto ai “nostri tempi” anche se si parla di nemmeno un paio di decenni fa, è cambiato lo spirito, soprattutto degli editori. Quando abbiamo iniziato a lavorare noi, la tv locale ed anche la privata erano campo per pionieri. Ci si voleva contrapporre ad un modello statale, e la partecipazione democratica era forse il principale propulsore dei tg locali. C’erano corrispondenti dappertutto, redazioni che pullulavano di giornalisti, forse meno di tecnici e operatori. Però la presenza ed il presidio del territorio erano importanti e, con un carico di lavoro suddiviso tra più persone, c’era più tempo per andare a caccia di approfondimenti, di studiare di più i servizi e farne anche dei reportage in qualche caso. Dentro alle reazioni poi il clima era positivo… ci si insegnava il lavoro l’un con l’altro. Forse oggi sarebbe considerato poco professionale, ma credo che questa parte “umana” manchi molto ora che gran parte delle nuove leve escono dalle università, arrivano al lavoro più tardi rispetto ad allora, dopo una vita di studio e per questo forse si sentono già un po’ “imparate”.

 

È più facile o più difficile, oggi, produrre un tg diciamo “territoriale”, o interregionale, rispetto all’inizio dell’esperienza con Telepadova e News line?

Più facile e più difficile assieme. La tecnologia è cambiata e aiuta più di allora, ma sono cambiate anche le persone. Rispetto a 20 ani fa la gente è più smaliziata, sa cosa dire e cosa non dire ad  un giornalista e bisogna faticare per non fare di ogni servizio uno spot. Rispetto alla territorialità devo dire che il numero delle emittenti si è ridotto. Non sempre sono sopravvissute le migliori, ma quelle più brave a far quadrare i conti.  Fare tv costa e fare informazione costa moltissimo. Credo che gli editori più illuminati oggi da questo punto di vista siano avvantaggiati. Si può fare buona televisione anche spendendo poco in attrezzature. Certo bisogna che poi il denaro risparmiato venga investito in personale, in formazione, ed anche in rischio, finanziando nuovi progetti e nuove idee. Paradossalmente la tv locale permette ancora di sperimentare e rimane un formidabile strumento di democrazia. Nell’interregionale il rischio è invece che, dovendo coprire un’area vasta, si scimmiottino un po’ i nazionali, senza averne però la forza.

 

Da quando abbiamo cominciato sono cambiate tante cose, anche a livello politico, nel Veneto e non solo. A me sembra che rispetto ad allora manchi una qualità della politica, della “gestione della cosa pubblica”, che insomma manchi una formazione culturale a chi è venuto dopo la classe politica precedente. Che ne pensi?

Come sai, sfondi una porta aperta. Dicevamo che la società è cambiata. Ai nostri tempi la politica era nel sangue dei giovani, da qualunque parte si schierassero. Era più facile. C’erano punti di ritrovo ovunque, sezioni, federazioni, associazioni, iniziative. Costava la politica… ma c’era un ritorno sociale di democrazia e partecipazione. Una sostanziale tenuta, una specie di solidarietà nazionale, certo molto contrastata, ma anche più viva e costruttiva  rispetto ad ora. Per un giovane credo che la politica sia una bella palestra. Ora chi fa politica spesso viene deriso, è un “mestiere” che nessuno vuole più fare… e ci sono rimasti solo pochi volontari. Non sempre sono i migliori esponenti di questa società, ma credo che si meritino rispetto, proprio perché di gente che si prende questa responsabilità, e i rischi connessi visto il clima generale, ce n’è davvero poca.

 

Tu fai mille cose, ti occupi di uffici stampa di vario tipo, anche di eventi culturali. Ecco: io credo che la cultura spesso sia sottovalutata perché vista come qualcosa di noioso. Eppure ci sono tante e tali cose interessanti in questo ambito, che basterebbe renderle appetibili per invertire la tendenza. Perché succede poco? Pigrizia? Voglia di molti esponenti della nostra cultura di essere “elitari”ad ogni costo, o che altro?

Credo si tratti di rassegnazione, per quanto riguarda gli esponenti della nostra cultura, e di paura per quanto riguarda editori di tutte le specie. Esperimenti ne sono stati fatti in Tv come nella stampa, ma a quanto pare con pochi risultati. Credo che la miglior soluzione sarebbe quella di un compromesso, tra la tv spettacolo e spazzatura, e la tv formatica. Iniziare cioè ad inserire a piccole dosi prodotti di alta cultura nelle produzioni che hanno più riscontro. E poi usare format accattivanti, mi viene in mente “Lucignolo”, oppure “Alcatraz”. Una formula che si potrebbe utilizzare anche per fare, finalmente, un po’ di informazione sociale e un po’di informazione internazionale. Internazionale anche nella cultura… no so se mi spiego, abbiamo passato l’inverno insieme alle Lecciso e l’ultimo premio nobel per la letteratura, tu lo sai chi è?

 

Confesso che ho dovuto guardare in internet, e che l'austriaca Elfriede Jelinek, almeno in Italia, è molto meno conosciuta delle gemelle Lecciso, per il momento, quanto meno. Quali sono le cose che fai più volentieri, diciamo in ambito professionale, ma anche a livello personale?

Mi piacciono le storie…storie di persone, di cose, di idee, di città, di fatti, di gatti. Mi piace scrivere dei sentimenti. Devo dire che non succede spesso, però è quello che mi piace di più. Mi piace quando l’informazione diventa utile, quindi devo dire che nemmeno l’informazione, cosiddetta, istituzionale mi da soddisfazione. E poi, come sai, mi piace il sociale, anche se è sempre così difficile da raccontare in tv, per via delle immagini che spesso non si possono utilizzare. Privacy, minori, tutele varie sono un vincolo. Bisognerebbe fare come ad “Ulisse”, dove riescono a ricostruire persino le immagini dell’epoca preistorica. Mi piacerebbe poter documentare quello che succede nei paesi del mondo di cui si sente parlare pochissimo: l’Africa, ma anche l’America Latina, l’India, la Cina.  Non le grandi calamità ma i processi che si stanno compiendo, vedere come sono utilizzati gli aiuti, capire se e come cambiano le idee delle persone, e mostrare artisti, poeti, cineasti, pittori, cantanti, chef di questi paesi.

 

Nella tua attività giornalistica, ormai lunga, c’è qualche evento che ti ha segnato in modo particolare, anche positivamente?

Sarei tentata di dire… quasi tutti. Però ne ho scelto uno. Una volta ho intervistato Alex Zanardi. Devo dire che mi ha colpito tantissimo la vitalità del suo sguardo. Parlava della gioia e della bellezza della vita. E’ stato molto educativo.

 

Ci tengo a dire una cosa: ci sono amicizie che nascono bene, ma si consolidano attraverso gli anni e vicende umane difficili. La nostra è così, ed è una di quelle amicizie di cui vado fiero, anche perché è a prova di “distanza fisica”. Io vorrei una tua riflessione sul sentimento “amicizia”, in senso lato, naturalmente.

Devo dire che credevo che il sentimento più forte che si potesse provare fosse l’amore. Invece ho sperimentato che  l’amicizia è ancora più forte, spesso più duratura… e molto più affidabile. Vedi la nostra amicizia… tra un po’ facciamo le nozze d’argento!!! Credo sia perché ci sono meno complicazioni ad essere amici.

 

Forse, o forse no. Come dice un mio amico, "chi può dirlo"? Andiamo avanti. Tu sei una persona alla quale piace rimettersi in discussione e reinventarsi. Come, di questi tempi, ti piacerebbe reinventarti?

Beh… un po’ si è capito che mi piacerebbe dedicarmi all’informazione sociale…  trovassi qualcuno che mi finanzi!!!!!  Una strada che sta però maturando… a piccoli passi…

 

Ultima domanda; o meglio, tocca a te. Devi farla tu a me…

Provi ancora soddisfazione a fare questo mestiere, che è umile e importante nello stesso tempo?

Ne provo così tanta da difenderlo a spada tratta e volerlo fare in ogni caso. Non so se nella vita avrei saputo fare altro, probabilmente sì, ma sono contento di avere fatto sempre il giornalista e di poter continuare a farlo. Oltre ad essere contento... di aver amici come te!

 

INDICE INTERVISTE   HOME

Statistiche web e counter web