INTERVISTA NUMERO 4:

LUCA LAZZARI

Difficile dire con le parole che cosa rappresenti per me Luca Lazzari: noi caratterialmente siamo molto diversi, ma la nostra è un’amicizia importantissima, consolidata anche da alcune avversità e difficoltà della vita. Credo che non occorra aggiungere altro; ma ora l’amico si trasforma come sempre in giornalista-intervistatore. Il gioco serio comincia…

 

D: Intervistare te è come intervistare mio fratello: eppure certi amici sono più parenti dei consanguinei. Io ne ho due o tre che reputo tali. Anche tu, vero?

R: E’vero sì, porca miseria!!! Con tutte quelle che abbiamo passato e combinato, non lo so…

D: Parliamo… di radio, ma che strano. Unire la tecnica alla spontaneità sembra un paradosso, ma se viene naturale “passi”, vai all’ascoltatore. Pensi che sia questo il motivo per cui piaci alla gente?

R: Non credo di essere dotato di una grande tecnica. Io vado in onda, certo seguendo delle regole basilari che ci sono nella radiofonia, ma cercando comunque di comunicare a chi mi ascolta quello che penso, ma soprattutto le mie emozioni. E una cosa che mi piace è quando mi capita che gli ascoltatori mi dicono “Luca, stanotte ti sento su di morale”oppure “ti sento triste”; questo significa che con la radio non puoi mentire, ed è bellissimo.

D: Tu frequenti il mondo della musica anche per motivi professionali diversi da quello radiofonico; com’è visto dal di dentro? Diverso dal “prodotto finito” che si ascolta alla radio?

R: Non più di tanto, almeno per le mie esperienze personali. Ho avuto la possibilità di lavorare con Alex Baroni, ho fatto un remix con Giorgia e per un anno ho seguito un’artista giovane ma piena di talento come Anna Tatangelo. Spesso quello che esce è il risultato di ciò che le persone sono nella vita.

D: Cambiamo argomento: universo femminile… che cosa ti attrae e che cosa invece ti sfugge o magari respingi?

R: Ooooolep!!!...sto scherzando… Una cosa fondamentale: quando si arriva a 36 anni con un matrimonio finito e un altro paio di storie importanti giunte anch’esse al capolinea, ad un certo momento si apprezza anche il fatto di tornare a casa, buttarsi in poltrona senza togliersi le scarpe e ridere a crepapelle guardando “il Processo di Biscardi”. Non è che non ci penso alle storie importanti, anzi forse è proprio per quello… Non sai mai se la persona con cui stai è e sarà quella giusta. Però non mi chiudo in casa a pensare al passato.

D: Alcuni anni fa un avvenimento tragico – che qui non riporto – ci ha scosso molto. Quell’avvenimento ha cementato amicizie e anche rivelato meschinità. Che insegnamento si trae dalla vita, in questi eventi?

R: Ti stai naturalmente riferendo alla morte di Alex, meglio dirlo chiaramente. È stato in quel momento che ho capito chi fossero le persone vere e quelle false che giravano intorno, sia a lui che a me. Però, facendo i conti, posso dire di essere fortunato, perché le persone vere ci sono ancora tutte nella mia vita. Altri stanno nel limbo; mi hanno deluso, ma non li biasimo perché non reagiamo tutti allo stesso modo. Le persone false sono state clamorosamente DEPENNATE.

D: La notte alla radio… inizialmente non l’hai scelta, ma oggi la scegli tu o è lei a sceglierti?

R: Ci siamo innamorati l’uno dell’altra, ci scegliamo a vicenda. Io sto bene di notte alla radio, ho la sensazione forte di conoscere chi mi ascolta, di avere la situazione sotto controllo. È bello sapere di parlare a persone che si fidano di te. E poi un’altra cosa: di notte posso esprimere concetti che di giorno non potrei esprimere perché i tempi radiofonici sono molto più contenuti. Non invidio chi va in onda di giorno: la radio non ti cambia la vita, né a livello economico né di fama, quindi meglio farla nelle condizioni migliori. C’è anche un risvolto molto personale: mi piace andare a letto quando gli altri si alzano, prendere l’ultimo cappuccino della giornata quando gli altri prendono il primo, leggere il quotidiano appena uscito prima di andare a letto.

D: Affetti: tu hai un figlio, che ora sta crescendo e ti dà molte soddisfazioni. Che cosa significa essere padre? Una domanda che può sembrare ovvia, ma conoscendomi, sai che non lo è…

R: Essere padre di Giorgio significa essere il padre di un ragazzo di dodici anni che sta crescendo a Venezia con la mamma, con la quale nonostante il divorzio ho per fortuna un ottimo rapporto. Se Giorgio cresce bene e sano, il merito è soprattutto di lei. Io gli do tutto quello che posso dargli: è un rapporto tra padre e figlio. Gli piace la radio, ascoltare la musica, canta, suona la chitarra, le stesse cose che piacciono a me, ma nessuno gli ha imposto nulla: l’importante è che piacciano anche a lui. Mi piace quando mi chiama per condividere le cose belle e le brutte. Una complicità come appunto può essere tra padre e figlio.

D: Mi affido alla tua sensibilità per questa risposta. Secondo te è peggio un grande amore che non è nato o uno che si è concluso fra tanti “se” e “ma”?

R: È peggio un grande amore che non è nato perché le emozioni è sempre meglio viverle. Io posso parlare per me: sono contento di aver provato tutte le emozioni che ho provato, anche se ci sono stato male… pensa che noia se non fossero mai nate…

D: Ora torniamo alle cose “importanti della vita”: perché il Venezia ci dà così tanti dispiaceri????

R: Questa sì che è una grandissima domanda: ti rispondo con una dichiarazione di Esposito, che da buon giocatore arancioneroverde deve mantenere, anche perché è memorizzata nel mio cellulare: “Sono certo che da qui alla fine del campionato – dice Esposito – venderemo cara la pelle”. Faccio un’altra considerazione: Zamparini a Venezia ha fatto quello che ha voluto, ma con lui eravamo in serie A. Con tutto il rispetto per la Vis Pesaro, preferisco andare a giocare al Meazza. Ma ci salveremo… vero Esposito????

Per chiudere… ebbene sì! Pure tu puoi fare una domanda a me… tremo…

 

Ti ricordi quando siamo andati a Radio Capodistria qualche mese fa? Ti ricordi quella regista carina? Le hai chiesto il numero di cellulare?

 

Mia risposta:

Mi stai chiedendo di un tecnico-donna? Purtroppo in questo momento si è interrotta la comunicazione con Luca Lazzari, che ringrazio per l’intervista… scherzi a parte, grazie davvero!!!

 

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