INTERVISTA NUMERO 17:

PAOLO TONETTO

L'ambientazione potrebbe ricordare un film: Mestre, anno di grazia 1981, uffici di Novaradio in via Bissolati, a pochi passi da Corso del Popolo. A parte gli scherzi, io e Paolo Tonetto siamo entrati insieme in quello che consideravamo il punto di svolta. Novaradio, infatti, non era una piccola emittente, ma era piuttosto importante. Paolo, che oggi fa lo speaker professionista, aveva già una bella voce. Siamo coetanei, e il direttore Maurizio Meneghetti affidò a noi e a Michele Romano, che dopo poche settimane decise di lasciare la radio e dedicarsi ad altro, il programma del pomeriggio, che io intitolai "3 x 5": noi eravamo in tre, cinque i giorni della settimana nei quali andavamo in onda con quella trasmissione. Era cominciata una bella avventura, che poi abbiamo proseguito in diversi settori e in diverse città. Anche Paolo, dunque, non può sfuggire alla mia intervista, che in realtà è una chiacchierata tra amici.

Paolo, noi abbiamo condiviso un pezzo di strada radiofonica insieme, un momento per me importante perché forse proprio a Novaradio ho imparato veramente come si parla ad un microfono con una certa professionalità. Tu ricordi, del resto, che la nostra generazione radiofonica era ricca di talenti, molti poi hanno cambiato mestiere. Quali sono le tue sensazioni quando pensi a quel periodo dei primi anni Ottanta, e perché secondo te c’erano così tanti talenti, allora?

Erano gli anni delle radio private. C’era entusiasmo. Eri un personaggio. Allora tutti ambivano a lavorare in radio. Una professionalità che è nata da una gavetta lunga in quanto tutti gli speaker lo facevano come dopolavoro. Tutti universitari che durante gli anni hanno avuto il tempo per diventare bravi. Allora non era un mestiere ma un hobby retribuito. Ecco, la differenza è questa: c’erano tante radio piccole, quindi tante erano le occasioni di lavoro. Oggi è nettamente più difficile diventare uno speaker bravo in quanto le radio sono poche, professionali. Se sono professionali non prendono uno alle prime armi. Quindi è molto più difficile intraprendere questo mestiere oggi.

 

Già, anche se probabilmente anche il nostro entusiasmo era diverso: adesso tra i miti giovanili è difficile che ci sia la radio. Tu oggi sei un speaker professionista, realizzi spot, documentari, gestisci uno studio di registrazione. Come è nata questa tua svolta professionale?

Per caso ho acquistato un multitraccia, e un bobinone da uno studio (Viaetere di Pordenone). Poi ho cominciato a fare qualche spot per le radio della zona. Poi, via via, è stato tutto un crescere fino ad arrivare ai livelli di oggi (100 spot al giorno).  

 

Ricordo un nostro periodo trevigiano, nello stesso grattacielo di via Pisa 15, ma in piani diversi: tu al primo, a Radio Treviso Alfa, io all’undicesimo ed ultimo, ad Antenna Tre Veneto. Quella è stata, se non sbaglio, la tua ultima esperienza da conduttore radiofonico. Ma – anche se allora mi occupavo maggiormente di televisione – mi pare che qualcosa nel mondo radiofonico stesse già cambiando, si era già più vincolati a stilemi, formule e obblighi. O sbaglio?

Non è esatto. L’ultima esperienza è stata a Radio Centrale di Reggio Emilia, ma è durata poco. Nelle radio si lavora tanto e si prende poco. Ragion per cui ho preferito lasciare stare. Tutto sommato non ho mai avuto una grande passione per trasmettere: preferisco gli spot.  Le leggi sulle radio sono avvenute dopo il mio distacco dal mondo radiofonico, quindi hnon mi sono accorto di cosa stesse avvenendo.

 

Al centro del tuo lavoro c’è la voce; al di là di questo, si tratta di una professione che l’informatica ha modificato di molto, nel passaggio alla registrazione digitale e quindi, oltre a una migliore qualità del suono, a una grande facilità di trasferire i contributi audio a destinazione. Senza il computer non sarebbe stata la stessa cosa; guardandoti indietro nel tempo, riesci a pensare ad un tuo futuro professionale in questo settore senza il computer?

Assolutamente no! Rinuncerei agli spot. Io sono arrivato giusto al passaggio tra analogico e digitale e quello che faccio oggi con il computer non potrei farlo in analogico. Peccato solo che il computer segnerà anche la fine di questo mestiere per tutti. Entro 10 anni i computer parleranno perfettamente. E mi sa che gli speaker non serviranno più a niente.

  

Serviranno, serviranno, Paolo: ci sarà sempre bisogno dell'uomo... Tu vivi a Reggio Emilia, città che risulta avere una buona qualità della vita. È vero, e che differenza c’è tra vivere e lavorare in provincia e invece in una metropoli?

Credevo fosse impossibile aprire uno studio a Reggio Emilia (che oggi è il numero uno in Italia per quantità di spot prodotti) e invece è una città che mi ha portato fortuna. Qui sto bene proprio per questa qualità della vta di cui parli.

 

Quali sono i tuoi hobby, passatempi, interessi al di fuori della professione?

Toh… guarda caso il computer! Ma anche gli spot e pure la moto…..  

 

Che cosa ti manca dei nostri anni di Novaradio?

La gioventù…le assenze da scuola….  La spenseriatezza……

 

Per chiudere, consuetudine di questo mio “gioco serio”, i ruoli si invertono: fammi tu una domanda…

Due domande: Rifaresti questo mestiere se tornassi indietro?

Che cosa ricordi di me?

La prima risposta è: assolutamente sì, non saprei fare altro. Solo che, come dicevo in un'altra intervista, vorrei ottenere qualche risultato facendo un po'meno fatica, che talvolta è troppa e inutile.

Seconda risposta: ricordo che avevi una bella voce, che radiofonicamente eravamo ancora acerbi ma promettenti, e ti ricordo anche molto apprensivo ed insicuro, probabilmente perché sapevi che era un'opportunità importante della tua vita e non volevi sbagliarla: beh, non l'hai sbagliata, e se oggi la tua attività va bene, è perché tutto partì da via Bissolati.

 

Grazie a Paolo Tonetto: vi capiterà e vi sarà capitato spesso di sentire la sua voce negli spot alla radio o in televisione... è proprio un numero uno!

 

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