DUE MAESTRI
Enzo Biagi, uno dei "numi tutelari" della professione che ho l'onore di svolgere, e Roberto Bortoluzzi, il Conduttore per antonomasia, l'unico che potesse riprendere Ameri e Ciotti, che gli riconoscevano un'autorità che arrivava anche dalla sua anzianità di servizio, oltre che dal suo rigore. Due gentiluomini che ne sono andati quasi insieme. Biagi dopo un'agonia che lo ha sempre visto cosciente, Bortoluzzi quasi in silenzio, lì a Genova Nervi dove si era ritirato dopo la pensione, e dove forse il solo Alfredo Provenzali, per motivi geografici e di "successione" aveva mantenuto rapporti e contatti con lui, tanto l'inventore di Tutto il calcio minuto per minuto (con Moretti e Zavoli) era schivo e riservato.
Che dire di Biagi che non sia stato detto? Per lui parla la sua carriera, il suo essere "cane sciolto", persona scomoda - sul serio, non come molti che "fanno gli scomodi o i ribelli" perché è di moda esserlo. Che lui fosse cane sciolto, lo dimostra anche il fatto che le sue esperienze da direttore non siano mai state felici. Certo, non era "televisivo" nel senso letterale del termine, la sua conduzione era statica. Ma era Enzo Biagi, e tanto bastava perché lo si seguisse, si ascoltassero le interviste che faceva con la massima naturalezza ai grandi del mondo, o programmi interessanti come Film Dossier. Anche se rimaneva essenzialmente un uomo di carta stampata, il Corriere della Sera era ancora la sua casa. Paolo Mieli lo ha definito "un capofamiglia che a tavola ti indica la strada". Un padre nobile.
Così come, alla radio, padre nobile era Roberto Bortoluzzi. Dettava e scandiva i ritmi di una trasmissione nata come prova tecnica e resistita a tutt'oggi, tanto da essere (ancora) il programma più seguito della radio italiana, pubblica o privata che sia ed in tempi nei quali il calcio è totalmente cambiato. Qualcuno, forse disattento, ha scritto che rimarranno storici i suoi battibecchi con Ameri e Ciotti. Non mi risulta che abbia mai battibeccato: quello che diceva in onda era, punto e basta.
Provenzali ha seguito in onda il suo esempio, Filippo Corsini ha seguito a sua volta Provenzali ma anche lo stesso Bortoluzzi che sentiva da ascoltatore, dimostrano che la strada di Bortoluzzi in onda era quella giusta. Rigore, ritmo e "dirigere il traffico" dando priorità alle dirette degli inviati, là dove le partite sono più interessanti.
Ci mancherete, a noi giornalisti e non solo.